
In questo contesto, l’interesse per il materiale non è più di tipo tecnologico bensì di tipo chimico con implicazioni che sconfinano nella bioastronomia. Comprendere le reazioni chimiche che, nello spazio, coinvolgono il carbonio è estremamente importante dato che è a partire da esso che si formano i composti organici che sono alla base di ogni forma di vita conosciuta. Il grafene, assieme ad altre molecole a base di carbonio, appartiene alla famiglia dei fullereni. Di qualche rappresentante di questa famiglia è stata trovata traccia anche in alcuni meteoriti. Esperimenti di laboratorio hanno inoltre dimostrato che è possibile “incapsulare” molecole d’acqua all’interno di un particolare tipo di fullerene: ciò dimostra che in alcuni casi i fullereni possono anche essere considerati come una sorta di contenitori e, molto tempo fa, avrebbero potuto agevolare il trasporto di materiali dallo spazio alla Terra. Secondo gli astronomi, il grafene e altri composti della famiglia dei fullereni si formebbero quando l’onda d’urto, generata dalle stelle nelle fasi finali della loro evoluzione, investe composti di carbonio e idrogeno. I risultati ottenuti analizzando i dati di Spitzer sono frutto del lavoro di un gruppo di ricerca guidato da Domingo Aníbal García-Hernández dell’Instituto de Astrofísica de Canarias, in Spagna e sono stati pubblicati su Astrophysical Journal Letters.
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