
Il percorso però che conduce dall’università al lavoro, negli ultimi anni è diventato più lungo e complicato. “La nostra è una professione per eccellenza internazionale – ricorda il rappresentante dell’INAF – ed è normale dunque, dopo la laurea, fare esperienze di almeno due-tre anni all’estero. Ma ora per chi vuole rientrare in Italia vi sono problemi seri. Se prima era normale dopo un percorso di 2-3 anni post dottorato pensare di poter partecipare ad un concorso per ricercatore, ora è necessario attendere almeno 6-8 anni”.
“I pochi soldi che l’Italia investe nella ricerca sono parzialmente compensati -dice Palla – dalle attività internazionali cui siamo legati e che ci garantiscono la prosecuzione delle ricerche. Privarsi dell’astronomia, dei suoi studi e delle sue scoperte significa perdere molto e non solo perché l’Italia è la culla dell’astronomia moderna”. “Nella ricerca astronomica -sottolinea il direttore dell’istituto di Arcetri – c’è un aspetto importante di ricadute tecnologiche e economiche: basti pensare agli studi nel settore dell’ottica, compiuti per costruire telescopi sempre migliori, in grado di osservare le stelle senza le distorsioni dell’atmosfera. Grazie a quegli studi sono stati realizzati specchi sottilissimi del diametro di pochi millimetri, che, grazie all’efficienza di concentrazione e di temperatura che li caratterizza, saranno una delle nuove tecnologie usate per la produzione di energia solare”. “O basti pensare alle protesi mediche realizzate con i materiali studiati per costruire i satelliti”.
Insomma, motivi per apprezzare queste ricerche ce ne sono. Non ultimi, quelli legati agli aspetti più di conoscenza. “L’astronomia – conclude nella sua intervista Francesco Palla – è una disciplina che, meglio di altre, può dare risposte alle domande dell’uomo”.






