
Herschel, un vero e proprio fuoriclasse dello spazio, è il più grande telescopio mai mandato in orbita con il suo specchio da 3,5 metri di diametro. E non è l’unico primato: è anche il primo osservatorio spaziale a coprire lo spettro elettromagnetico compreso tra 55 e 672 micron (infrarosso lontano e submillimetrico) e il primo a vedere al di là della coltre di nebbia cosmica che oscura le regioni galattiche ed extragalattiche dove nascono le stelle. La partecipazione italiana alla missione comprende la realizzazione della Digital Processing Units (DPU) e del software di bordo dei tre strumenti, la realizzazione della parte ottica di Wide Band Spectrometer di HIFI, la calibrazione dello spettrometro di PACS, la partecipazione ai tre Instrument Control Center (ICC) e la partecipazione alla preparazione del programma osservativo e delle procedure di analisi dei dati. Attività coordinate dall’INAF-IFSI di Roma.
Planck, dal canto suo, è la più sofisticata macchina del tempo mai realizzata dall’uomo: ha rimesso indietro le lancette dell’Universo fino all’alba del tempo, pochi istanti dopo (380 mila anni) la grande esplosione da cui tutto ha avuto origine. Reno Mandolesi, PI dello strumento LFI a bordo di Planck e direttore dell’INAF-IASF di Bologna sì è detto soddisfatto non solo del premio, ma soprattutto del lavoro del gruppo e del funzionamento da “orologio svizzero” del satellite Planck.
Soddisfazione condivisa dall’ASI che ha finanziato i due progetti: “Questo premio non è che l’ultimo riconoscimento in ordine di tempo dell’eccellenza di Herschel e Planck, due missioni che l’ASI ha sostenuto e sostiene con convinzione, ed è frutto di un grande lavoro di squadra della comunità scientifica italiana”, ha commentato Piero Benvenuti, membro del Cda dell’ASI. “L’ASI è in particolare orgogliosa dello strumento LFI su Planck, di cui l’Italia ha la responsabilità scientifica. Possiamo già dire che lo strumento fornisce immagini di altissima qualità, anche se l’analisi dei dati richiederà ancora molti mesi. Ci auguriamo che il lavoro degli scienziati su entrambe le missioni continui a lungo con lo stesso successo”.






