
Un libro uscito lo scorso 12 marzo 2010, con una tiratura minima di 550 copie, numerate. Il suo titolo è Sidereus Nuncius e il suo autore un tal Galileo Galilei. Si tratta, evidentemente, di una ristampa, avvenuta a cura dell’INAF. Una copia fedele del libro pubblicato nel 1610 presso la tipografia Baglioni di Venezia. È in questo modo che l’Istituto Nazionale di Astrofisica, presieduto da Tommaso Maccacaro, ha deciso di celebrare i quattrocento anni di un’opera che, per dirla con Ernest Cassirer, è uno spartiacque non solo nella storia della scienza, ma nella storia tout court. Il 12 marzo 1610, infatti, la modesta tipografia che Tommaso Baglioni possiede a Venezia stampa, nel numero di 550 copie, il libro di un noto matematico fiorentino che ha la cattedra presso l’università di Padova: Galileo Galilei.
Quel giorno, col Sidereus Nuncius, può datarsi, molto probabilmente, la nascita della scienza modernamente intesa. Ha ragione Singer quando sostiene che il libro contiene una quantità di rivelazioni – il rendiconto di cose letteralmente mai viste prima – che non ha probabilmente pari nella storia dell’umanità. Galileo ha puntato il cannocchiale verso il cielo e tra l’autunno del 1609 e i primi mesi del 1610 ha potuto osservare con i propri occhi che: la Luna non è un corpo celeste perfetto ed etereo, come immaginava Aristotele, ma è «della stessa specie della Terra», come immaginava Giordano Bruno. Dunque non esiste una fisica terrestre della corruzione e una fisica celeste della perfezione, ma esiste una sola fisica in cielo e in terra. Che intorno a Giove ruotano quattro astri e, dunque, offre la prova provata che non tutto nell’universo ruota intorno al pianeta Terra. Che il cielo è costellato di milioni di stelle non visibili ad occhio nudo e, quindi, l’universo si estende in uno spazio forse infinito, certamente molto più esteso di quello chiuso e un po’ asfittico del sistema aristotelico-tolemaico.
È anche e, forse, soprattutto grazie a quelle poche pagine – dalla prosa asciutta, agile, efficace che tanto piaceva anche al Calvino – che Galileo Galilei può essere a giusta ragione considerato il più grande scienziato e, insieme, il più grande scrittore che abbia mai avuto il mondo intero. Una congiunzione più unica che rara.
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