
Per effetto della radiazione solare, le sostanze volatili sulla superficie del nucleo cometario, come acqua, anidride carbonica e monossido di carbonio, sublimano, trasportando nello spazio particelle di polvere di dimensioni che arrivano fino ad alcuni centimetri di diametro. Viste da Terra, queste fontane di polvere appaiono come getti a spirale che circondano la cometa, formando un alone di polvere e gas che può raggiungere dimensioni notevoli, fino a un milione di chilometri di diametro. È la cosiddetta “chioma” della cometa.
“Le immagini scattate da Terra mostrano questi getti in due dimensioni”, dice Hermann Böhnhardt che ha diretto la ricerca. “Ma non si riesce a capire da dove esattamente abbiano origine le particelle di polvere e gas”. Per aggirare il problema e localizzare con precisione il nucleo attivo, i ricercatori hanno trovato un metodo indiretto che per la prima volta tiene conto della forma tridimensionale delle comete.
“Finora le simulazioni assumevano le comete come sfere o ellissoidi”, spiega Jean-Baptiste Vincent del centro di ricerca tedesco. Un approccio che non è molto buono, considerando che nella realtà le comete non sono esattamente “palle”di ghiaccio sporco, ma hanno forme irregolari e bizzarre. È possibile ricostruirne la sagoma, guardando la cometa per un intero periodo di rotazione: i cambiamenti nella luminosità permettono di calcolare il suo aspetto tridimensionale.
Il programma di calcolo è stato arricchito con ulteriori informazioni sulle “probabili” regioni attive, le proprietà fisiche delle particelle di polvere, dimensioni e velocità emissione. La simulazione ha prodotto un’immagine che, confrontata con quella di un telescopio a Terra, permette di raffinare ulteriormente le informazioni.
Il metodo ha superato il primo esame, riuscendo a “indovinare” le regioni attive della cometa Temple-1 usando solo le informazioni a disposizione da Terra e verificando che in effetti i dati concordano con quelli ottenuti nella missione Deep Impact della NASA che visitò Temple-1 nel 2005.
Il prossimo obiettivo sarà calcolare le regioni attive della cometa Churyumov-Gerasimenko, verso cui è diretta la missione Rosetta dell’ESA. Il nuovo metodo potrebbe contribuire a determinare una rotta sicura per Rosetta attraverso la Chioma cometaria e magari anche aiutare a definire un sito adatto di atterraggio del lander Philae.






