
“In questo modo abbiamo anche voluto suggellare idealmente le attività che hanno contrassegnato l’Anno Internazionale dell’Astronomia – afferma il presidente dell’INAF Tommaso Maccacaro – un anno ricco di iniziative che ci hanno confermato come i misteri dell’Universo conservino, tra i giovani e i meno giovani, il fascino e l’attrattiva che hanno spinto il grande Galileo a rivolgere al cielo il suo cannocchiale”.
Tra l’autunno del 1609 e i primi mesi del 1610, grazie al cannocchiale che si è da poco costruito, Galileo nel giro di poco tempo osserva i dettagli della superficie lunare, scoprendo che la Luna non è un corpo celeste perfetto ed etereo come immaginava Aristotele, ma è “della stessa specie della Terra”, come immaginava Giordano Bruno, con luci e ombre, montagne, valli e crateri. In altre parole, Galileo dimostra che la distinzione tra fisica terrestre e fisica celeste è falsa: esiste una sola fisica, in cielo e in Terra. In quelle prime notti di osservazione, Galileo scruta i satelliti di Giove, quattro astri che battezza con il nome di “astri medicei”, provando che l’universo non ruota intorno alla Terra. Svela che la Via Lattea è composta da una miriade di stelle, non visibili ad occhio nudo. E che quindi l’Universo è molto più esteso di quanto si pensasse. Il Sidereus Nuncius raccoglie questi risultati e gli schizzi dello scienziato. Poche pagine scritte in latino che scombussolarono la concezione corrente dell’Universo consacrando il modello del sistema copernicano. La Terra non è al centro dell’Universo, la perfezione celeste è un concetto astratto e superato. È una rivoluzione. Non solo scientifica, ma anche culturale.
“Ci auguriamo a breve di poter promuovere ulteriormente questa grande opera che spalancò le porte ad una nuova era della scienza e ad una nuova concezione del mondo, mettendola a disposizione del pubblico nelle occasioni pubbliche che avremo l’opportunità di organizzare, perché anch’essa possa essere presente nelle nostre librerie”, conclude Maccacaro.






