SCOPERTA LA NEBULOSA RADIO G283.1-0.59

La pulsar con la bolla intorno

Identificata una curiosa struttura a bolla associata alla pulsar PSR J1015-5719. Si tratta molto probabilmente di una Pulsar Wind Nebula. Il commento di Rino Bandiera, ricercatore Inaf presso l'Osservatorio astrofisico di Arcetri, fra i firmatari dell’articolo

     21/06/2017

Crediti: Ng et al., 2017.

Una curiosa struttura a bolla è stata identificata in corrispondenza della pulsar PSR J1015-5719: ribattezzata G283.1-0.59, è molto probabilmente una Pulsar Wind Nebula. I risultati dello studio sono pre-pubblicati su arXiv.

Situata a oltre 16mila anni luce dalla Terra, PSR J1015-5719 è una pulsar energetica che compie un giro completo attorno al proprio asse in appena 0,14 secondi e che ha un’età stimata di circa 39mila anni. Rilevata per la prima volta nel 2003 grazie ai dati della Parkes Multibeam Pulsar Survey, la pulsar si trova nei pressi della sorgente a raggi gamma 3EG J1014-5705, ma fino a oggi non è stata trovata alcuna emissione pulsante in gamma o corrispondente alla posizione della pulsar. Va esclusa dunque la possibilità che si tratti di una sovrapposizione di impulsi, un dato peraltro già confermato dall’assenza di corrispondenze nell’infrarosso, nell’ottico e nella banda X.

Ora nuovi risultati mostrano una curiosa struttura a bolla associata a PSR J1015-5719. I dati del Molonglo Observatory Synthesis Telescope (MOST) e dell’Australia Telescope Compact Array (ATCA), entrambi su territorio australiano, mostrano che potrebbe trattarsi di un raro caso di Pulsar Wind Nebula con fronte d’urto a bassa velocità.

«La scoperta e lo studio della nebulosa radio G283.1−0.59 potrebbe costituire un passo importante per la comprensione delle nebulose di sincrotrone associate a pulsar in moto supersonico (gli esempi più noti sono la Guitar Nebula e Mouse). Sebbene mostri una piccola dimensione angolare e quindi sia un oggetto osservativamente difficile, le mappe di alta qualità ottenute con ATCA forniscono parecchie informazioni rilevanti per caratterizzarne la struttura e la fisica coinvolta», spiega Rino Bandiera dell’Istituto nazionale di astrofisica e fra gli autori della ricerca.

«Particolarmente interessante è la struttura a bolla osservabile ad una certa distanza dalla pulsar: le sue caratteristiche spettrali indicano come molto probabile che gli elettroni relativistici che vediamo nell’emissione di sincrotrone radio siano stati accelerati attorno alla vicina pulsar; la chiara forma circolare della bolla suggerisce che sia attualmente in fase di espansione e che, quindi, al suo interno la pressione sia superiore a quella esterna. La struttura dei campi magnetici nella bolla tuttavia è molto ordinata e mostra campi magnetici radiali corrispondenti ai settori più brillanti del bordo. Nello sforzo di combinare tutti questi e altri indizi in un quadro coerente, lo scenario che risulta più probabile è che qualche tipo di instabilità abbia generato la sottospecie di “ernia” visibile in coda alla pulsar: parte degli elettroni accelerati nei pressi della pulsar si vanno ad accumulare qui (e sono responsabili dell’eccesso di pressione) mentre i campi magnetici, che si mantengono abbastanza ordinati, li intrappolano in quella che potremmo definire una bottiglia magnetica», sottolinea Bandiera. 

Un tale scenario, sebbene molto suggestivo, potrà essere verificato solo grazie a future e più dettagliate osservazioni.

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