I CONSIGLI DI UN FOTOGRAFO PROFESSIONISTA

Mercurio: come fotografare il transito

Intervista a Matteo Dunchi, astrofotografo e astrofilo. Tutte le istruzioni necessarie per fare un ritratto mozzafiato a questo Sole… col neo. Ma fotografare l’evento astronomico dell’anno non sarà un gioco da ragazzi: meglio fare affidamento su una fotocamera evoluta. E ricordate: la salute degli occhi innanzi tutto

     06/05/2016
Matteo Dunchi.

Matteo Dunchi

9 maggio 2016: Mercurio transita davanti al disco solare. L’ultima volta in cui è stato possibile seguire l’evento astronomico dal nostro Paese risale a tredici anni fa. Quando con il digitale si può dire che eravamo ancora agli inizi. Da allora l’astrofotografia ha fatto passi importanti e, anche se Mercurio non è che un piccolo neo che si sposta molto lentamente sulla faccia del Sole, è l’occasione per strappare uno scatto straordinario della nostra stella in allineamento con il primo pianeta del nostro Sistema solare.

Astrofotografi non ci si improvvisa su due piedi. E proprio per questo motivo abbiamo pensato di raccogliere i consigli, le dritte, le ricette per confezionare una vera foto da antologia intervistando il nostro esperto di scatti celesti: Matteo Dunchi, un amico di MediaINAF. Con una raccomandazione su tutte: massima prudenza. Se guardate il Sole senza un’adeguata filtrazione della luce, rischiate di danneggiare il sensore della fotocamera, ma soprattutto mettete a repentaglio la salute dei vostri occhi, con conseguenze che possono arrivare fino alla perdita permanente della vista.

Ora, l’evento astronomico dell’anno non è tra i più semplici da fotografare. Il transito di Mercurio presenta una “soglia tecnica di entrata” piuttosto alta. Tanto per capirci, sarà decisamente più complicato dell’eclisse parziale di un anno fa, che è stata fotografata un po’ da tutti con cellulari e maschere da saldatura.

Partiamo da qui. Di cosa non possiamo fare a meno per scattare una fotografia del fenomeno?

«Anzitutto, per ottenere un ingrandimento sufficiente a distinguere il disco planetario servono una reflex/mirrorless con un teleobiettivo superiore ai 200mm oppure, nel caso di una bridge o una compatta, uno zoom di 20x. In entrambi i casi, più si ha un obiettivo lungo e meglio è».

Filtri.

«Quando si parla di eventi astronomici si pensa subito alla notte e quindi alla mancanza di luce. In questo caso ovviamente abbiamo il problema opposto. Come nel caso dell’eclisse, vanno utilizzati appositi filtri per non danneggiare l’apparecchiatura fotografica e, tanto più, i nostri occhi. L’ideale è utilizzare un filtro solare per astronomia come AstroSolar o Mylar. Potendo scegliere, meglio il primo che ha risoluzione migliore. Anche i filtri a densità neutra fotografici (i cosiddetti ND) possono funzionare piuttosto bene. Se ne avete uno ad altissima densità (di solito intorno ai 10/12 stop, per le lunghe esposizioni in luce diurna) va benissimo. In caso contrario montate a cascata diversi filtri meno intensi (uso paesaggistico o ritrattistico, solitamente da 2/3/4 stop). Attenzione però, quanti più elementi ottici mettete davanti all’obiettivo, tanto peggiore sarà la qualità finale dell’immagine. No ai vetrini da saldatura: non sono progettati per mantenere una risoluzione alta come quella che ci serve per distinguere Mercurio, ma se proprio non avete altro a disposizione e vi accontentate, un tentativo si può sempre fare».

Parametri di scatto.

«Molta luce, dicevamo. Troppa luce. Dobbiamo ridurla di almeno 10/15 stop, per ottenere un’immagine non troppo bruciata del disco solare in combinazione di diaframma, tempo e sensibilità. Con l’eclisse è stato facile: il disco lunare oscura buona parte del Sole e anche con la stella completamente bruciata, il risultato è soddisfacente. Con Mercurio rischiamo che il Sole “inghiottisca” il nostro prospetticamente piccolo pianeta. In controllo manuale, si deve impostare la velocità di scatto maggiore – di solito 1/4000s nel caso delle reflex/mirrorless, fino a 1/32000s per alcune compatte con l’otturatore elettronico.  A seconda degli stop di luce assorbiti dal filtro, poi, si deve aggiustare il diaframma cercando di non chiuderlo troppo. Diciamo che lavorare tra f/8 e f/16 è l’ideale. Se andiamo oltre (f/22, f/32) c’è il rischio di perdere nitidezza per il fenomeno della diffrazione».

Il transito di Venere del giugno 2012, ripreso con un una reflex entry level, tele-zoom economico, filtri ND a cascata. La foto è scattata a 250mm di focale e molto ritagliata. Mercurio, ahinoi, apparirà notevolmente più piccolo. Crediti: Matteo Dunchi.

Il transito di Venere del giugno 2012, ripreso con un una reflex entry level, tele-zoom economico, filtri ND a cascata. La foto è scattata a 250mm di focale e molto ritagliata. Mercurio, ahinoi, apparirà notevolmente più piccolo. Crediti: Matteo Dunchi.

«La sensibilità ISO deve naturalmente rimanere sui valori più bassi possibili (100-200). Il risultato ottimale è un disco solare di colore giallo/arancione, con sfumature ai bordi che regalano “tridimensionalità” all’inquadratura, macchie solari percepibili in dettagli e Mercurio nella forma di un disco completamente nero».

Cavalletto?

«Consigliatissimo, non tanto per scongiurare il “mosso”, quanto per mettere a fuoco correttamente Sole e Mercurio. Da questo dipendono nitidezza e qualità dei dettagli in foto. Ricordatevi di mettere la macchina in manuale e aggiustarla al massimo ingrandimento digitale nel live view. Dopo la messa a fuoco potrete anche scattare a mano libera: con questi tempi non c’è pericolo di avere un’immagine mossa».

Obiettivo.

«200mm è il minimo sindacale, l’ideale è utilizzare un super-teleobiettivo dai 400mm in su. La via più economica sono senza dubbio i catadiottrici manuali come il classico MTO russo, che permettono di arrivare a quelle focali con una spesa di poche centinaia di euro, mentre i teleobiettivi classici moderni costano svariate migliaia di euro perché normalmente impiegati nello sport e nella caccia fotografica, dove servono altre caratteristiche (prima fra tutte l’autofocus). Anche un telescopio amatoriale da poche centinaia di euro, per esempio, potrebbe fare al caso vostro».

Ora dacci qualche consiglio in più, per gli utenti esperti.

«I più appassionati e scrupolosi potrebbero non accontentarsi di un solo scatto, ma sommarne diversi con l’aiuto di software dedicati (come RegiStax) per eliminare gli effetti della turbolenza atmosferica e ottenere un’immagine ad altissima qualità, omogenea in ogni sua parte. Fortunatamente il fenomeno occupa molte ore e verso la conclusione, con il Sole basso sull’orizzonte, possiamo sfruttare l’atmosfera a mo’ di schermo naturale. Il tramonto dà spazio anche a interpretazioni più interessanti del fenomeno con il Sole deformato o magari vicino a monumenti di particolare interesse o elementi naturali».

Per chi non ha che uno smartphone?

«L’unico modo per scattarsi un bel selfie in cui si distingua il piccolo Mercurio è partecipare a un’osservazione collettiva del transito, organizzata da un osservatorio INAF o dal gruppo di astrofili della propria città. Speriamo in condizioni meteo favorevoli e che le macchie solari rendano la scena ancora più suggestiva».

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