LE ANALISI DEI CAMPIONI DELL’ASTEROIDE

Risposte dalla polvere

Le polveri dell’asteroide Itokawa, giunte sulla Terra grazie al successo della missione Hayabusa, confermano che le meteoriti che più di frequente cadono sul nostro pianeta, provengono da un determinato tipo di asteroidi.

     29/08/2011

C’era una miniera di informazioni racchiusa in pochi granelli di polvere, informazioni che i ricercatori dell’agenzia spaziale giapponese (JAXA) sono riusciti a “estrarre” e a interpretare trovando conferme a lungo cercate.

La polvere è quella di Itokawa, asteroide della fascia principale che la sonda giapponese Hayabusa raggiunse nel 2005. Nonostante una serie di imprevisti, sfortune e malfunzionamenti che più volte avevano fatto temere il peggio, la missione si concluse con successo: a giugno dello scorso anno, infatti, i campioni di polvere che Hayabusa aveva raccolto e spedito verso la Terra, una volta rientrati in atmosfera all’interno di una capsula che atterrò nel Sud dell’Australia, furono recuperati.

Le delicate analisi, effettuate per mezzo di tecnologie all’avanguardia,  hanno fornito la conferma a un vecchio sospetto, ovvero che le meteoriti che più comunemente cadono sulla Terra, le condriti, provengono proprio da asteroidi di tipo S, situati nelle regioni interne e centrali della fascia principale, di cui Itokawa è un rappresentante. Le condriti  sono frammenti rocciosi all’interno dei quali si trovano piccoli aggregati sferici, detti condrule, e si ritiene che risalgano ai primordi del Sistema solare. Ora, grazie ai responsi ottenuti dalla polvere di Itokawa (recentemente pubblicati sulla rivista Science) abbiamo la conferma che anche per gli asteroidi di tipo S vale la stessa datazione.

Dalle polveri è stato inoltre possibile stabilire che in passato, questo materiale, è stato esposto per lunghi periodi a temperature altissime, di circa 800 gradi. Sono inoltre stati fatti interessanti confronti fra questa polvere e quella lunare, recuperata nell’ambito delle missioni Apollo. Proprio su questo punto c’è un altro confronto da fare, di tipo tecnologico: quarant’anni fa, per analizzare i campioni lunari, ne erano necessari chili, oggi bastano granelli di polvere che pesano miliardesimi di grammo per ottenere una mole notevole di informazioni.