LO STUDIO IN USCITA SU THE ASTROPHYSICAL JOURNAL LETTERS

Fotografata la compagna di Betelgeuse

C’è la conferma, la supergigante rossa Betelgeuse ha una compagna: una stella di massa pari a una volta e mezzo quella del Sole che le orbita attorno a una distanza di circa quattro unità astronomiche. A firmare il virtuosistico scatto una “kiss cam” d’eccezione: lo speckle imager ‘Alopeke del telescopio da 8,1 metri Gemini North, alle Hawaii

     21/07/2025

Se ne sospettava l’esistenza già da un po’. Ora arriva la conferma: Betelgeuse, la celebre supergigante rossa, data più volte in procinto d’esplodere, ha una compagna. Una “piccola” stella bianco blu di pre-sequenza principale. Come lo sappiamo? C’è la foto, la vedete qui sotto: è la chiazza blu a ore otto rispetto alla ciclopica partner.

Crediti: International Gemini Observatory / NoirLab / Nsf /Aura. Image Processing: M. Zamani (Nsf NoirLab)

A immortalarla è stato, dalle Hawaii, il telescopio Gemini North, uno dei due dell’Osservatorio Gemini, gestito dal NoirLab statunitense. Uno scatto virtuosistico, il suo, ai limiti dell’impossibile. Anzitutto Betelgeuse – che con un raggio pari a 700 volte quello del Sole risulta anche in banda ottica una fra le stelle più brillanti nel cielo notturno – è enormemente più luminosa della compagna, di oltre sei magnitudini più debole. In più quest’ultima, che una ha massa stimata pari a circa una volta e mezzo quella del Sole, le ruota attorno in orbita molto stretta: appena quattro unità astronomiche, vicina dunque al punto da trovarsi letteralmente a solcare l’atmosfera di Betelgeuse.

Ma torniamo a Betelgeuse. Situata in corrispondenza della spalla della costellazione di Orione, è da millenni che osservandola – prima solo a occhio nudo, poi con i telescopi – si è notato che la sua luminosità varia nel tempo, seguendo due cicli lunghi, grosso modo, uno 400 giorni e l’altro sei anni. Un drastico calo della sua luminosità registrato tra il 2019 e il 2020 portò alcuni astronomi a supporre che la stella stesse per esplodere come supernova. In effetti, nonostante abbia solo dieci milioni di anni – pochissimi, per gli standard astronomici – le sue dimensioni monstre fanno sì che le rimanga ormai poco da vivere. Successivamente si è però scoperto che il momentaneo oscuramento era dovuto all’espulsione di una grande nube di polvere da parte della stella stessa.

Chiarito il mistero dell’indebolimento, rimaneva però quello della periodicità. Il ciclo sessennale, in particolare, ha portato a ipotizzare la presenza di una stella compagna. Ma riuscire a vederla, per i motivi che dicevamo prima, non era impresa alla portata di tutti. Ci ha provato il telescopio spaziale per raggi X Chandra. Ci ha provato Hubble. Niente da fare, della compagna nessuna traccia.

La cupola del telescopio Gemini North a Maunakea (hawaii). Crediti: International Gemini Observatory / NoirLab / Nsf / Aura /J. Chu

Ci voleva un particolare strumento montato sul Gemini North, per riuscirci, una sorta di super kiss cam astronomica: ‘Alopeke (parola che in hawaiano significa ‘volpe’, derivata a sua volta dal greco), un cosiddetto speckle imager, ovvero in grado di creare immagini a partire da macchie. Lo speckle imaging è una tecnica di imaging astronomico che, avvalendosi di numerose immagini tutte con tempi di esposizione brevissimi, riesce a eliminare le distorsioni causate dall’atmosfera terrestre e a raggiungere una risoluzione molto alta.

«La capacità di Gemini North di ottenere elevate risoluzioni angolari e forti contrasti ha permesso la rilevazione diretta della compagna di Betelgeuse», dice infatti Steve Howell, ricercatore all’Ames Research Center della Nasa alla guida del team che ha firmato la scoperta, in uscita su The Astrophysical Journal Letters. «Una rilevazione, questa, al limite estremo ciò che è possibile fare con Gemini in termini di imaging ad alta risoluzione angolare, e che ha funzionato. Aprendo ora la strada ad altre osservazioni di natura simile».

«Le capacità di speckle imaging offerte dall’Osservatorio Gemini continuano a rappresentare uno strumento spettacolare, aperto a tutti gli astronomi per una vasta gamma di applicazioni», aggiunge Martin Still della National Science Foundation statunitense, program director dell’Osservatorio Gemini. «Aver sciolto l’enigma di Betelgeuse, rimasto aperto per centinaia di anni, sarà ricordato come un risultato evocativo».

Un’opportunità imperdibile per approfondire lo studio della stella compagna di Betelgeuse si presenterà nel novembre 2027, quando raggiungerà nuovamente la sua massima separazione dalla supergigante rossa, risultando quindi più facile da rilevare. Howell e il suo team attendono con impazienza di osservare la coppia prima e durante l’evento, per meglio comprendere la natura della stella compagna.

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