NON SOLO FORESTE, MA ANCHE DESERTI E GHIACCIAI

Biomass, ecco le prime immagini

Lunedì 23 giugno, al Living Planet Symposium, l'Esa ha presentato le prime immagini del satellite Biomass, lanciato per indagare come stanno cambiando le foreste terrestri e in che modo contribuiscono al ciclo globale del carbonio. Buona visione

     25/06/2025

Lanciato meno di due mesi fa e attualmente nella fase di commissioning (o messa a punto degli strumenti per la campagna scientifica), Biomass ha già raccolto la sua prima serie di immagini.

«Biomass è dotato di una tecnologia spaziale innovativa, quindi ne abbiamo monitorato attentamente le prestazioni in orbita e siamo molto lieti di annunciare che tutto funziona senza intoppi e che le sue prime immagini sono a dir poco spettacolari, e sono solo un piccolo assaggio di ciò che ci aspetta», annuncia Michael Fehringer, responsabile del progetto Biomass all’Esa.

La foresta in Bolivia vista da Biomass. In nero, il fiume Beni, in verde le foreste pluviali e in blu-viola le praterie. L’immagine si estende per circa 90 km in lunghezza lungo la traiettoria di volo del satellite Biomass e per 60 km in larghezza, con il nord orientato a destra. Crediti: Esa

Prima di vederle insieme, però, spendiamo due parole su questo satellite. Partiamo dal nome, che già racchiude il soggetto e l’obiettivo della missione: Biomass misurerà la biomassa legnosa – la materia organica che proviene da piante e animali e che si trova principalmente in tronchi, rami e fusti – allo scopo di valutare la quantità di carbonio immagazzinata. Per farlo, il satellite si avvale di un radar ad apertura sintetica in banda P (fra 225 e 480 MHz), il cui segnale è in grado di penetrare le chiome degli alberi e giungere fino al terreno. Le prime immagini non rientrano nel programma scientifico della missione e non forniscono ancora dati utili, ma – ha commentato la direttrice dei Programmi di osservazione della Terra dell’Esa Simonetta Cheli – mostrano che il satellite Biomass è pronto a mantenere le sue promesse. Vediamole insieme.

Confronto fra la foresta boliviana vista da Biomass (in basso) e vista da Copernicus Sentinel-2 nell’ottico (in alto). Grazie al suo radar in banda P, Biomass riesce a penetrare le chiome degli alberi e vedere il suolo. Crediti: Esa

La prima immagine mostra una parte della Bolivia, uno stato che ha subito una significativa deforestazione in favore dell’espansione agricola, classificandosi tra i paesi con il più alto tasso di perdita di foresta primaria a livello mondiale. L’immagine è stata creata utilizzando i diversi canali di polarizzazione dello strumento radar, e ogni colore rivela caratteristiche distinte del paesaggio: il verde rappresenta principalmente la foresta pluviale, il rosso le pianure alluvionali e le zone umide ricoperte di foreste, e il blu-viola indica le praterie, mentre le aree nere sono fiumi e laghi. Avrete notato com’è particolare il percorso di questo fiume, che sembra un tratto disegnato con la china. Si chiama Beni, scorre dalle Ande attraverso le pianure boliviane a nord-est verso il Brasile. Ma soprattutto, il suo corso è del tutto naturale: nel bacino amazzonico, infatti, alcuni fiumi scorrono liberi e non essendo ostacolati dalle dighe, sono liberi di serpeggiare.

Acquisita il 22 maggio 2025, questa immagine offre una vista suggestiva della foresta pluviale amazzonica nel Brasile settentrionale. Nella parte meridionale dell’immagine, le tonalità rosa e rosse rivelano la presenza di zone umide, evidenziando la capacità di Biomass di penetrare la fitta vegetazione e di individuare le caratteristiche fino al suolo della foresta. La predominanza di toni rossi lungo il fiume indica pianure alluvionali boscose, mentre l’area settentrionale, raffigurata in un verde intenso, rivela una topografia più accidentata e una copertura forestale densa e continua. L’immagine si estende per circa 100 km lungo la traiettoria di volo del satellite Biomass (lunghezza) e 60 km in larghezza, con il nord orientato verso l’alto. Crediti: Esa

La seconda immagine riprende la prima per farne un confronto con la stessa area vista dal satellite Copernicus Sentinel-2. Sebbene le due appaiano visivamente simili, l’immagine di Biomass offre molte più informazioni utili a quantificare le riserve di carbonio delle foreste. Ciò è dovuto principalmente al suo radar in banda P, che come dicevamo può penetrare le chiome e caratterizzare l’intera struttura forestale. Al contrario, l’immagine ottica di Sentinel-2 cattura solo le chiome.

Questa immagine di Biomass raffigura una foresta tropicale su alcune isole indonesiane. Si tratta della foresta pluviale di Halmahera, situata in un territorio montuoso, in gran parte di origine vulcanica. Diversi vulcani rimangono attivi nella zona, tra cui il Monte Gamkonora, visibile vicino alla costa settentrionale in questa immagine. L’immagine si estende per circa 120 km lungo la traiettoria di volo del satellite Biomass (lunghezza) e 60 km in larghezza, con il nord orientato verso la cima. Crediti: Esa

Arriviamo alla terza immagine, che in ordine di acquisizione da parte del satellite è in realtà la prima. Si tratta ancora della foresta pluviale amazzonica, ma questa volta sul Brasile settentrionale. Nella parte meridionale dell’immagine le tonalità rosa e rosse rivelano la presenza di zone umide, e mettono in luce la capacità di Biomass di penetrare nella fitta vegetazione e di individuare le caratteristiche fino al suolo della foresta. La predominanza di toni rossi lungo il fiume indica pianure alluvionali boscose, mentre l’area settentrionale, raffigurata in un verde intenso, rivela una topografia più accidentata e una copertura forestale densa e continua.

Biomass ha catturato questa immagine sul Gabon, in Africa. Il fiume Ivindo, vitale per la salute della foresta pluviale, è chiaramente visibile in questa suggestiva immagine. A parte il fiume e gli affluenti, l’immagine è prevalentemente verde, a rappresentare la fitta foresta. Crediti: Esa

Cambiamo continente con la quarta immagine, e ci spostiamo sulle isole indonesiane. Si tratta della foresta pluviale di Halmahera, situata in un territorio montuoso e in gran parte di origine vulcanica. Ci sono ancora diversi vulcani attivi nella zona, tra cui il Monte Gamkonora, visibile vicino alla costa settentrionale in alto nell’immagine. Questa vista dimostra un’altra potenzialità del radar in banda P, ovvero la rilevazione di caratteristiche topografiche.

Sudamerica, Indonesia, e infine Africa. Nella quinta immagine siamo in Gabon, e sorvoliamo il fiume Ivindo, vitale per la salute della foresta pluviale. Oltre al fiume e agli affluenti, l’immagine è prevalentemente verde, a rappresentare una fitta foresta.

Questa immagine mostra la straordinaria struttura di una parte del deserto del Sahara in Chad. Questa immagine copre parte dei Monti Tibesti, una catena montuosa nel Sahara centrale, situata principalmente nell’estremo nord del Chad. Crediti: Esa

Le ultime due immagini, infine, mostrano ambienti diversi del pianeta, che non rientrano fra i primi target di Biomass, ma che il satellite riesce comunque ad esplorare. Il suo radar infatti dovrebbe essere in grado di penetrare la sabbia asciutta fino a cinque metri di profondità, consentendo così di mappare e studiare le caratteristiche geologiche del sottosuolo nei deserti, come i resti di antichi letti di fiumi e laghi. Cosa che consente innanzitutto di studiare il clima del passato, ma anche a prospezionare le risorse idriche fossili nelle regioni desertiche. La sesta immagine, in alto, mostra quindi la straordinaria struttura di una parte del deserto del Sahara. Si vedono in particolare i Monti Tibesti, una catena montuosa del Sahara centrale, situata principalmente nell’estremo nord del Chad.

Questa immagine mostra una porzione dei vasti Monti Transantartici Antartici con il ghiacciaio Nimrod che sfocia nella piattaforma di ghiaccio di Ross. L’immagine si estende per circa 140 km lungo la traiettoria di volo del satellite Biomass (lunghezza) e 50 km in larghezza, con il nord orientato verso il basso. Crediti: Esa

Concludiamo questa carrellata vicino ai poli: sopra i vasti Monti Transantartici, in cui si vede il ghiacciaio Nimrod, che sfocia nella piattaforma di Ross. Di nuovo grazie al radar di Biomass, è possibile penetrare il ghiaccio in profondità, alla ricerca di preziose informazioni sulla velocità del ghiaccio e sulla sua struttura interna, capacità che i radar a lunghezza d’onda più corta non possono raggiungere efficacemente.

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