IL FUTURO DELL’ASTRONOMIA EUROPEA SECONDO ASTRONET

Big science, big data: la nuova era dell’astronomia

È stata annunciata oggi la pubblicazione della “Science Vision and Infrastructure Roadmap 2022-2035” del consorzio internazionale di astronomi Astronet. Elenca alcune raccomandazioni su come fare progredire la nostra comprensione dell’universo nel prossimo decennio. Ne parliamo con il rappresentante per l’Inaf nel board di Astronet, l’astronomo Salvatore Sciortino

     03/05/2023

Le dodici priorità scientifiche individuate da Astronet (cliccare per ingrandire)

Quali sono le priorità scientifiche fondamentali per l’astronomia dei prossimi 10-15 anni? Le illustra un nuovo documento reso oggi pubblico dal consorzio Astronet, un gruppo di scienziati provenienti da tutta Europa con l’obiettivo di delineare una visione scientifica comune per tutta l’astronomia europea. È la Science Vision and Infrastructure Roadmap 2022-2035, e oltre a individuare dodici priorità propone anche alcune raccomandazioni – in termini di strutture e di risorse – per riuscire a soddisfarle. Ne parliamo con il rappresentante dell’Istituto nazionale di astrofisica nel board di Astronet, Salvatore Sciortino, dell’Osservatorio astronomico di Palermo.

Dodici priorità scientifiche, dicevamo. Di quali temi trattano?

«Le dodici priorità evidenziate nell’executive summary si potrebbero riorganizzare intorno a pochi principali macro-temi di ricerca: l’universo come laboratorio per ricerche di fisica fondamentale; l’origine e l’evoluzione dell’universo e delle strutture in esso contenute; la formazione e l’evoluzione dei sistemi stellari e planetari e le condizioni per la nascita della vita».

Un aspetto più volte sottolineato nella Roadmap è l’importanza dei big data per la nuova era dell’astronomia. Perché?

Salvatore Sciortino (Inaf Palermo), membro del board di Astronet in quota Inaf

«È sempre più evidente il fatto che negli ultimi 10-15 anni alcuni risultati “astrofisici” abbiano profondamente influenzato le ricerche nella cosiddetta fisica fondamentale. La presenza di moltissimi astrofisici fra i vincitori di premi Nobel in fisica nell’ultimo decennio ne è una testimonianza. Questo è avvenuto in larga misura perché in questo lasso di tempo fisici e astrofisici hanno realizzato (e stanno realizzando) infrastrutture osservative dal suolo e dallo spazio con cui sono stati in grado di ottenere grandi quantità di dati di notevole – inimmaginabile solo 25 anni addietro – qualità e sono stati in grado di elaborarli con tecniche sempre più sofisticate: a mero titolo di esempio basti citare il caso di Gaia, il caso di Ligo e Virgo e il caso dell’ottica adattiva. Se si guarda al prossimo futuro – con Elt, Ska, Rubin Observatory, Cta, Einstein Telescope, le missioni di astrofisica spaziale di Esa e Nasa – è evidente che si entrerà a pieno nell’era dell’astrofisica dei big data».

Sempre a proposito di big data, un intero capitolo del rapporto è dedicato a “Computing and data management”. Si prefigura un futuro prossimo nel quale occorreranno sempre più programmatori e data scientists. Ma già ora è difficilissimo reclutarli – all’Inaf pressoché impossibile. Come risolvere questa emergenza?

«Bella domanda… La risposta penso sia fatta di due passi. Anzitutto bisogna formare queste nuove figure professionali in numero adeguato, investendo adeguatamente – non esistono free lunches – nel sistema di formazione. Poi bisogna pagarli in modo adeguato e competitivo con le altre realtà del sistema paese e probabilmente con la competizione internazionale, e bisogna riconoscere professionalmente il loro ruolo anche in termini delle prospettive di carriera. Il primo punto è però una questione che investe il decisore politico e credo sia largamente, se non completamente, fuori dal controllo dell’Inaf che può intervenire solo con mirate azioni di formazione post-laurea. Mentre per quanto riguarda le retribuzioni e le prospettive di carriera qualcosa, ma certamente non tutto ciò che servirebbe, può essere fatto anche all’interno dell’Inaf».

Copertina della “Science Vision and Infrastructure Roadmap for European Astronomy 2022-2035” di Astronet

L’intelligenza artificiale si trova invece relegata in un trafiletto nella sezione su “Training, education and public engagement”. Non è un po’ poco, rispetto all’impatto che potrà avere nel prossimo decennio sull’astronomia?

«È indubbio che l’intelligenza artificiale giocherà un ruolo sempre più importante nel mondo della ricerca nei prossimi anni. D’altra parte in questo settore le evoluzioni avvengono su tempi scala tanto brevi da rendere praticamente impossibile – almeno con le modalità di costruzione di un documento di roadmap quale quello di Astronet – fare una previsione credibile e dettagliata sul ruolo che l’intelligenza artificiale potrà avere».

Per quali aspetti il programma strategico dell’Inaf, penso in particolare ai progetti finanziati dal Pnrr, risponde alle indicazioni della vostra roadmap? E per quali invece si discosta maggiormente?

«Direi che nel complesso i progetti Pnrr dell’Inaf si inquadrano ragionevolmente bene nel sistema di priorità che viene delineato nella roadmap di Astronet. Infatti il Pnrr per l’Inaf prevede il coinvolgimento in iniziative di big data, prevede iniziative per il potenziamento di Cta (che è una delle infrastrutture il cui ruolo è ben evidente nella roadmap) e prevede iniziative in altri vari settori di punta dell’astrofisica che sono al cuore della roadmap».


Per saperne di più: