«PRESENTATE LA VOSTRA DOMANDA, “NO MATTER WHAT”». PAROLA DI UN EX YGT

Lavorare all’Esa come Young graduate trainee

È aperto il bando 2023 del programma Young graduate trainee (Ygt) dell’Agenzia spaziale europea, che offre più di cento posizioni per giovani laureandi o laureati, in una delle sedi dell’Esa fra Olanda, Francia e Germania. Le possibilità sono diverse: ce n’è per astrofisici, ingegneri di ogni tipo e anche comunicatori. Ne parliamo con chi Ygt lo è stato, l’ingegnere aerospaziale Antonio Gabriele, oggi all’Esa come System engineering and operations manager 

     08/02/2023

Antonio Gabriele, ex Young Graduate Trainee e attualmente System Engineering and Operations manager dell’Esa per la missione di osservazione della Terra Chime

Per stare al centro della scena spaziale non occorre essere astronauti. Si può essere fisici, astrofisici, ingegneri ottici, elettronici o meccanici, e persino esperti in policy e legislazione spaziale o appassionati di comunicazione. L’unico requisito: essere giovani. Avete letto bene, non occorre alcuna esperienza, non si deve srotolare un curriculum impeccabile e impareggiabile, ma bastano una laurea magistrale (finita o quasi), e moltissima motivazione. Con queste premesse l’Agenzia spaziale europea recluta ogni anno, da molti anni, i partecipanti al suo programma “Young graduate trainee”. Il bando per l’edizione 2023 ha aperto a inizio febbraio e offre un centinaio di posizioni tutte diverse e divise fra le sedi olandese, francese e tedesca dell’agenzia. Le informazioni per candidarvi le trovate tutte qui, assieme ai moltissimi profili aperti quest’anno, mentre in questo articolo abbiamo raccolto la testimonianza di Antonio Gabriele, ingegnere aerospaziale di formazione e con un master di secondo livello in System Engineering preso fra il Politecnico di Torino, il Supaero di Tolosa e l’Università di Brema. Dopo uno stage nella sede italiana dell’Esa dedicata all’osservazione della terra a Frascati, Esrin, Gabriele è stato selezionato come Young graduate trainee (Ygt) nella sede olandese Esa/Estec, e da allora non ha più lasciato l’agenzia.

Che tipo di esperienza ha vissuto come Ygt all’Esa?

«Avevo già avuto modo di entrare in contatto con l’Esa durante il periodo di stage, pertanto sapevo abbastanza cosa potessi aspettarmi; tuttavia, l’anno da Ygt è andato al di là delle mie aspettative. Essendo stato assunto nella divisione che si occupava di effettuare gli studi di fattibilità per le future missioni di osservazione della Terra, sono stato immediatamente coinvolto nelle attività principali del gruppo, trovandomi ad interagire sia con colleghi di altri dipartimenti in Esa, che con l’industria e, non da ultimo, con vari gruppi di scienziati. Il tutto in un ambiente internazionale, moderno e competente dove, nonostante la mia giovane età, sono sempre stato trattato con lo stesso rispetto che si portava a colleghi più anziani ed esperti di me. Durante l’anno ho anche avuto modo di socializzare con gli altri Ygt che stavano vivendo la mia stessa esperienza, stringendo legami che in alcuni casi sono ancora fortemente presenti e radicati nella mia vita».

In cosa pensa sia diverso da una normale esperienza universitaria o di dottorato all’estero?

«A mio parere il valore aggiunto di questo programma rispetto a un Erasmus, un master o un dottorato all’estero, sta nell’opportunità unica di iniziare una vera esperienza lavorativa in un contesto internazionale, multiculturale e di eccellenza, con l’aggiunta non indifferente di sentirsi parte di una vera famiglia, seppur temporanea, rappresentata dagli altri Ygt».

Che tipo di ambiente ha trovato in Esa? Si è sentito accolto?

«L’ambiente che ho trovato in Esa/Estec è stato molto informale e accogliente. È stato molto facile integrarmi sia nel mio specifico gruppo di lavoro che in generale nell’agenzia. Ricordo che, in particolare, mi colpì molto l’atteggiamento di grande disponibilità dei colleghi che pur avendo un livello di esperienza molto più ampio del mio, mi hanno sempre trattato da pari a pari. Tutto questo per chi, come me, proveniva dall’attenzione estrema a gerarchia e formalismi dell’università italiana, è stato illuminante».

Crediti: Esa

E per quanto riguarda l’esperienza all’estero?

«La presenza di molti altri Ygt aiuta nell’integrazione in un paese straniero».

Un bilancio del tutto positivo, dunque.

«Direi di sì: non penso ci sia molto da cambiare, parliamo di un programma di grande successo esistente da decenni, basti pensare che l’attuale Direttore generale dell’Esa è stato Ygt in passato. Se proprio dovessi pensare ad un cambiamento, darei l’opportunità di spendere un periodo dell’anno in uno stabilimento Esa diverso da quello in cui si è stati assunti, per dare ancora più opportunità di apprendimento e di prospettive future».

Ecco, parliamo di futuro. Che è successo dopo che ha concluso la sua esperienza come Ygt?

«Alla fine dell’anno si è creata un’opportunità lavorativa da consulente nella stessa divisione per la quale ero stato assunto come Ygt. Essendo stato entusiasta dell’esperienza appena vissuta ho presentato la mia domanda e fortunatamente sono stato assunto».

Pensa che, in generale, un’esperienza come questa faciliti l’ingresso nel mondo dell’ingegneria spaziale e di tutto ciò che le ruota attorno?

«Il programma Ygt è un ottimo biglietto da visita, riconosciuto a livello internazionale nell’intero settore spaziale (e non), che sicuramente accresce le possibilità di impiego nell’ambito. Ci tengo a sottolineare inoltre che l’esperienza internazionale maturata durante l’anno è estremamente formativa anche a livello personale e permette di considerare diversamente anche opportunità che, vivendo solamente in Italia, non verrebbero considerate. La maggior parte dei Ygt del mio anno hanno continuato a lavorare nel settore spaziale, alcuni in ambito industriale, altri in Esa o in altre agenzie spaziali in Europa».

Qual è la sua attuale posizione lavorativa?

«Attualmente ricopro il ruolo di System engineering and operations manager della missione di osservazione della Terra Chime, che fa parte del programma Copernicus dell’Esa».

Che consiglio si sentirebbe di dare a chi vorrebbe provare a partecipare alla selezione?

«Il mio consiglio è molto semplice: se siete interessati presentate la vostra domanda “no matter what”, senza farvi spaventare da nulla, né dalla paura di non essere selezionati né dell’esperienza all’estero. Informatevi bene e cercate di selezionare una posizione per la quale abbiate già qualche tipo di esperienza a livello lavorativo o universitario. Nel caso siate invitati a un colloquio cercate di prepararvi sugli argomenti principali della posizione lavorativa ma senza esagerare, non è un esame Universitario. In generale siate voi stessi e siate audaci».


Per saperne di più:

  • Consulta il bando per la posizione di Young Graduate Trainee nel sito dell’Agenzia spaziale europea