DATI E IMMAGINI DAI SATELLITI DELL’AGENZIA SPAZIALE EUROPEA

Vulcano alle Canarie, l’eruzione vista dallo spazio

Continua il monitoraggio dallo spazio dell’isola di La Palma attraverso i satelliti Copernicus Sentinel dell’Agenzia spaziale europea dell’Esa. Le nubi di cenere che si sono sollevate nei giorni scorsi hanno raggiunto anche l’Osservatorio del Roque de Los Muchachos, senza però causare alcun danno alla struttura che ospita il Tng, dice il direttore del telescopio Ennio Poretti

     13/10/2021

I sensori atmosferici presenti sui satelliti possono identificare anche i gas e gli aerosol rilasciati dall’eruzione, e quantificare il loro impatto ambientale ad ampio raggio. Questa immagine del satellite Copernicus Sentinel-5P (cliccare per ingrandire) del 6 ottobre mostra le emissioni di anidride solforosa in movimento sull’Oceano Atlantico verso l’America Centrale. Crediti: Copernicus Sentinel / Esa

Continua l’attività eruttiva del Cumbre Vieja, il vulcano che da più di tre settimane, a La Palma (Canarie, Spagna), getta fiumi di lava e scatena importanti movimenti sismici – di cui il più forte, di magnitudo 3.8 nella scala Richter, registrato lunedì 11 ottobre. Nel frattempo, l’accumulo di polvere e cenere sulla pista aveva costretto nei giorni scorsi le autorità dell’isola a chiudere l’aeroporto, ora riaperto. Prosegue anche l’attività di monitoraggio dallo spazio, attraverso la costellazione di satelliti Copernicus Sentinel dell’Agenzia spaziale europea, del flusso di lava e delle emissioni di cenere, gas e aerosol che si disperdono nell’atmosfera. In particolare, i satelliti Sentinel-2 e Sentinel-5P giocano un ruolo importante, rilevando dall’alto le quantità di elementi tossici e le misurazioni del flusso di lava che, negli ultimi giorni, ha raggiunto la temperatura di 1240 °C.

L’immagine d’apertura, catturata dal satellite Copernicus Sentinel-5P, mostra le emissioni di anidride solforosa relative all’eruzione del 6 ottobre. La presenza di questa sostanza, fortemente irritante e potenzialmente fatale se inalata a lungo termine, così come quella degli altri gas rilasciati dalle eruzioni, viene monitorata nel tentativo di valutarne l’impatto a livello ambientale e di fornire maggiori informazioni sulle attività vulcaniche.

Questa immagine, catturata dai satelliti Copernicus Sentinel-2 il 10 ottobre, mostra il nuovo flusso di lava dal vulcano in eruzione sull’isola spagnola di La Palma. Crediti: Copernicus Sentinel / Esa

Qui a fianco, invece, il nuovo fiume di lava eruttato dal vulcano Cumbre Vieja immortalato il 10 ottobre dalla missione Copernicus Sentinel-2. Le immagini sono state elaborate a colori reali, utilizzando il canale infrarosso a onde corte per evidenziare il nuovo flusso di lava. Si può osservare come, in seguito al crollo della parete settentrionale del cono del vulcano, la lava abbia iniziato a traboccare in diverse direzioni, raggiungendo una zona industriale e innescando un incendio in una fabbrica di cemento che sta provocando emissioni potenzialmente nocive.

Lunedì circa 2500 abitanti dei comuni di El Paso e Los Llanos de Aridane avevano ricevuto dalle autorità l’ordine, a scopo precauzionale, di chiudersi in casa non aprire porte e finestre. E anche a nord dell’isola – dove sorge l’Osservatorio del Roque de Los Muchachos, sede del Telescopio nazionale Galileo (Tng) dell’Inaf, il più grande telescopio interamente italiano al mondo – le ceneri, trasportate dal vento, hanno incoraggiato nei giorni scorsi alcune misure di prevenzione.

Il Telescopio nazionale Galileo dell’Inaf. Crediti: R. Cerisola/Inaf

«L’Osservatorio del Roque de Los Muchachos è stato interessato dal passaggio di nuvole cariche di cenere», dice a Media Inaf il direttore del Tng, Ennio Poretti. «Prima di poter riaprire la cupola si è dovuto accuratamente ripulirne il tetto, piatto. Questo è stato fatto appena possibile dal personale di manutenzione, che ha dimostrato un grande attaccamento al proprio lavoro. La cenere non ha compromesso la funzionalità dell’edificio, del telescopio e dei suoi strumenti. Le osservazioni sono quindi riprese subito dopo. Astronomi e operatori sono molto vigili, pronti a non aprire o chiudere la cupola in caso sia previsto un cambio di vento che porti di nuovo la cenere».