FONDAMENTALE IL SUO CONTRIBUTO AL SATELLITE BEPPO-SAX

Addio a Cesare Perola

È venuto a mancare questa mattina l’astrofisico Giuseppe Cesare Perola, allievo di Beppo Occhialini e Connie Dilworth, maestro per l’intera comunità dell’astrofisica delle alte energie. Molti i messaggi in ricordo dello scienziato giunti in redazione in queste ore, fra i quali quelli del presidente dell’Inaf Marco Tavani e dell’astrofisico Luigi Piro, che condividiamo qui con lettrici e lettori

     17/07/2021

Giuseppe Cesare Perola.
Fonte: centroculturaledimilano.it

È con grande rammarico che apprendiamo la notizia della scomparsa di Cesare Perola, valentissimo astrofisico che ha operato per decenni sempre per la crescita dell’astrofisica italiana sia in ambito universitario che in ambito di istituzioni scientifiche nazionali e internazionali.

Cesare Perola si è interessato soprattutto allo studio di sorgenti extragalattiche quali i nuclei galattici attivi per poi appassionarsi a tematiche di astrofisica spaziale. È stato maestro di tanti allievi e allieve che ora sono consolidati astrofisici e astrofisiche di gran valore. Interessato sempre ai problemi di frontiera dell’astrofisica con una passione fuori del comune e anche una focalizzazione che a volte poteva intimidire chi avesse avuto un contatto più diretto con lui.

Voglio menzionare il lavoro fatto da Cesare Perola per la preparazione e sfruttamento scientifico del satellite italiano Beppo-Sax che per lui era un progetto giunto al culmine di un percorso complesso della nostra comunità e che avrebbe consolidato decenni di lavoro precedente. Cesare ha operato sempre con la finalità di avere l’astrofisica italiana all’avanguardia e competitiva rispetto alla competizione internazionale.

È questo lo spirito di Cesare Perola: grande intuito, focalizzazione, fermezza nel difendere le proprie idee e nel vederle realizzate.

Cesare, con te perdiamo un grande astrofisico,  ma il tuo “seme” è in molti di noi, e continueremo le tue e le nostre battaglie per l’avanzare dell’astrofisica italiana.

Marco Tavani – Presidente Inaf


Giuseppe Cesare Perola è stato maestro di molti di noi, per fortuna, il mio. Allievo di Beppo Occhialini e Connie Dilworth, ne ha tramandato, con Livio Scarsi, gli insegnamenti. È stato un antesignano dell’astrofisica delle alte energie in Italia, aprendo la strada a molti dopo di lui.

Dopo aver trascorso i primi anni della sua carriera universitaria a Milano, ha potuto approfondire la tematica della emissione radio dalle galassie a Leiden grazie a una borsa di studio. Rientrato in Italia, nel 1980 ha vinto la cattedra di astronomia all’Università La Sapienza di Roma, dove ha dato vita alla cosiddetta scuola “romana”, prima con la direzione dell’Istituto astronomico e, anni dopo, con la creazione del dipartimento di fisica dell’Università Roma Tre.

Sicuramente il progetto più importante cui si è dedicato è stato Beppo-Sax, di cui ha diretto la definizione degli obiettivi scientifici con una visione e lucidità ineguagliabili, a partire dalla proposta di missione del 1981. Ricordo ancora la presentazione che fece nel 1983 alla comunità internazionale, illustrando, tra gli altri, il caso scientifico e la strategia osservativa dei gamma-ray burst; esattamente quella che 14 anni dopo avrebbe condotto il team di Beppo-Sax a scoprire l’afterglow e identificare l’origine dei Grb.

La lucidità e la forza di Cesare sono state fondamentali nel sostenere il progetto durante i lunghi anni di attacchi e polemiche culminate, nel 1993, con lo stop temporaneo alle attività deciso dal ministro dell’Università e ricerca, che chiese un giudizio alla European Science Foundation.  Nel novembre di quell’anno potei partecipare alla presentazione del progetto di fronte al board della Esf: l’autorevolezza di Cesare e la calma di Livio nonostante la consapevolezza che un giudizio negativo avrebbe potuto vanificare oltre 10 anni di lavoro, con il satellite, di fatto, in dirittura di arrivo, consentirono di ottenere l’avallo della validità scientifica del progetto, regalandomi anche una lezione di vita.

La sua visione dell’astronomia spaziale quale progetto a 360 gradi ha spinto la messa a punto tempestiva del ground segment di Beppo-Sax, in particolare la creazione del Sax Science Data Center di Asi, oggi evoluto in un centro dati multimissione e del Science Operation Center, fondamentali per il successo della missione.

Dopo Beppo-Sax, Cesare si è impegnato nel guidare la comunità nel momento drammatico in cui l’allora presidente dell’Asi aveva bloccato i fondi per la scienza, chiedendo una dimostrazione pratica della loro necessità. Cesare è stato in grado di trasformare la crisi in una opportunità, portando alla definizione di una road-map di astrofisica spaziale delle alte energie che ha ispirato e permesso di affinare idee e proposte di missione, alcune delle quali sono oggi in via di realizzazione.

Del resto, per Cesare la crescita della comunità era fondamentale. Per questo motivo si spendeva con energia ed entusiasmo, prima di tutto con i suoi allievi e collaboratori, spronandoli incessantemente per far loro raggiungere e superare i propri limiti. Quindi nell’Istituto astronomico della Sapienza, nel Dipartimento di fisica di Roma Tre, nel team di Beppo-Sax. Infine, per tutta la comunità di astrofisica spaziale, di cui era membro fondamentale.

Il risultato di questo impegno? Una sfida intellettuale continua, a tutti livelli, che ha aiutato a molti, me certamente, a essere uno scienziato migliore.

Tra i tanti ricordi, quelli più belli legati all’Istituto astronomico dell’Università La Sapienza, da lui diretto per tanti anni, e luogo in cui si incontravano molti dei filoni della astrofisica romana, un crogiolo di idee e di confronto per i tanti studenti e giovani ricercatori dei diversi settori che lì gravitavano.

La sua capacità di enucleare i problemi e identificare le soluzioni in modo fulminante era proverbiale, così come la sua vasta competenza in tutti i settori dell’astrofisica. Il suo entusiasmo per la scienza, basato su un rigore e un’onestà intellettuali senza compromessi, non si piegavano alla diplomazia. L’incompetenza, la disonestà intellettuale o la poca chiarezza, da chiunque provenissero, potevano scatenare una delle sue epiche sfuriate. Se fosse stato più diplomatico avrebbe potuto ambire a ruoli di leader di politica scientifica, ad esempio come presidente di ente o ministro della Ricerca, ma non sarebbe stato il nostro Cesare.

Negli ultimi mesi era riuscito a superare gravi problemi di salute e si era di nuovo entusiasticamente messo al lavoro, cercando di dare un ulteriore contributo al futuro dell’astrofisica delle alte energie.

Caro Cesare, ci mancherai.

Luigi Piro – Inaf Iaps di Roma