COSÌ È NATA ”COPERNICUS” DI TONY LEVIN

Quando una stella del rock guarda le stelle

Tony Levin, leggendario bassista dei King Crimson, ha realizzato un videoclip, “Copernicus”, nel quale rielabora in immagini, parole e musica una sua visita agli osservatori Eso del Paranal e di Alma. Paolo Molaro, astronomo all’Inaf di Trieste, era là in Cile con l’artista

     27/07/2018

Crediti: Tony Levin. Fonte: eso.org

A few months ago I went to the Atacama Desert region of Chile to visit the European Southern Observatory telescope arrays, and to take pictures of the stars. I was so inspired by the experience, I also wrote music to accompany my photographs…

Così scrive molto semplicemente sul suo sito Tony Levin, il bassista dei King Crimson, la rock band in questi giorni in Italia con il tour Uncertain Times. Hanno suonato a Pompei, Roma, Lucca e nei prossimi giorni saranno a Venezia. Poi sarà Inghilterra, Giappone, America… I King Crimson nascono nel 1969 con il disco da cui prendono il nome e sono la band ispiratrice del progressive rock. Tony Levin è nella band dal 1980, anche se in modo non continuo, e ha suonato anche con altre stelle del rock come Peter Gabriel, John Lennon, Pink Floyd , David Bowie, James Taylor Paul Simon e tanti altri che si farebbe meno a dire con chi non ha suonato. Oltre a essere una leggenda vivente è anche un eccellente fotografo. Durante la sua visita agli osservatori del Paranal e di Alma, in Cile, ha scattato personalmente le fotografie per poi metterle insieme in un videoclip componendo musica e parole. Il risultato è una breve clip della durata di 7 minuti di grande intensità, Copernicus.

Il video inizia con  la sagoma di Tony Levin che come una dark nebula si staglia sullo sfondo stellato del cielo notturno mentre guarda verso il cielo. Seguono immagini in bianco e nero che ci trasportano nel mondo arido e disabitato di Atacama e del Paranal. L’inizio è recitato, molto lento ma serve per allontanarsi dalla realtà, anzi direi piuttosto per entrarci:

There are some places in this Earth of ours
So high, So dry. So remote from the light of our cities and towns
This is where we built our telescope arrays
Where we can look up and see just what the Universe looks like
It is profound

Simone Zaggia discute con Tony Levin la tecnica fotografica. Crediti: P. Molaro / Media Inaf

Con Simone Zaggia, astronomo all’Inaf di Padova, abbiamo avuto la fortuna di incrociare Tony Levin alla guesthouse dell’Eso a Santiago del Cile. Noi ritornavamo da una missione osservativa mentre lui era in partenza per il Paranal e Alma insieme a un gruppo di straordinari visitatori messo insieme da Simon Lowery e che comprendeva anche il figlio di Neil Armstrong – il primo uomo sulla Luna, musicista pure lui. Persona squisita e curiosissima, Tony Levin si è intrattenuto a parlare con noi di tecnica fotografica e di Vincenzo Galilei, padre di Galileo e sicuramente il più importante musicista dei sui tempi.

«Pur essendo un ottimo fotografo, Tony Levin non aveva molta esperienza di fotografia del cielo notturno. Si era procurato un obbiettivo grandangolare di grande luminosità, fra i migliori disponibili sul mercato», ricorda Simone, «e una macchina fotografica digitale dotata di un sensore perfettamente adatto alle foto notturne. L’uso di una sensibilità media, un’apertura massima dell’obbiettivo e la “regola del 500” (il tempo di esposizione deve essere al massimo 500 diviso la focale dell’obbiettivo) erano gli unici suggerimenti che gli servivano per catturare immagini sature e ferme degli oggetti più deboli del cielo e della Via Lattea».

Toni Levin con Paolo Molaro – autore di questo articolo e astronomo all’Inaf di Trieste – alla guesthouse dell’Eso a Santiago del Cile (dicembre 2017)

Qualche tempo dopo ho ricevuto un email che cominciava così:

Ciao, Paolo. I’m the musician who spoke with you a few times in Santiago in December, [figuriamoci se me l’ ero dimenticato…]. I’m very happy with the photos I took at Alma and Paranal. So, instead of my usual web diary, I am going to string the photos together as a video, and write some music to it. The idea I have is to sing in the background, the names of great astronomers”.

E qualche giorno dopo:

“I finally finished putting my photos from Paranal together and writing the music to it. I used some of your suggestions for astronomer names, though you can hardly tell what I’m singing (and I had to re-do Huygens after I spoke to some Dutch guys and realized I’d pronounced it very badly!)”.

I “grandi astronomi” sono Copernicus, Galileo, Kepler, Newton, Tycho Brahe, Huygens, Hubble, ?, Einstein, Hawking, Penzias e Wilson. Astronomi che hanno guardato il cielo e saputo decifrare il significato di quello che vedevano. Naturalmente non sono tutti e spesso la scelta è stata dettata da ragioni fonetiche. Mentre Levin pronuncia i nomi scorrono le immagini del cielo visto dal sito di Alma. Si vede la Via Lattea e la grande Nube di Magellano e le immagini sembrano prendere significato dalle scoperte associate a questi grandi del passato. Si chiude poi in pieno rock con le immagini dei quattro fasci della Laser Guide Star usate alla maniera delle luci nei concerti.

Il video non è il classico video realizzato con la tecnica del timelapse di foto notturne di telescopi sotto un cielo pieno di stelle ma è frutto di una personale esperienza di visione dell’universo. Tony Levin è un artista e rielabora immagini, parole e musica per trasmetterci il profondo della sua esperienza.

Buona visione.