Immagine di “prima luce” ottenuta il primo novembre 2017 da Ztf, con la Nebulosa di Orione in basso a destra. La versione a piena risoluzione ha una dimensione di oltre 24mila per 24mila pixel. Crediti: Caltech Optical Observatories
L’11 novembre 1948 all’Osservatorio californiano di Monte Palomar fu impressa la prima lastra fotografica del cielo notturno che sarebbe andata a comporre – assieme ad altre 2mila ottenute nell’arco di un decennio – il celeberrimo catalogo del cielo Palomar Sky Survey.
Il progetto nacque da un finanziamento concesso dalla National Geographic Society al California Institute of Technology e, non a caso, il catalogo rappresentò per lunghissimo tempo, oltre che una miniera di scoperte, una mappa celeste di riferimento per gli astronomi di tutto il mondo.
A sessantanove anni di distanza, nello stesso osservatorio, ha visto nei giorni scorsi la sua prima luce un nuovo telescopio robotico, la cui fotocamera da 605 megapixel è in grado di catturare centinaia di migliaia di stelle e galassie in un colpo solo.
Anche se le osservazioni vere e proprie inizieranno fra qualche mese, questa prima luce si può considerare l’avvio concreto di un nuovo progetto di scansione automatizzata del cielo (una survey, dicono gli addetti ai lavori) chiamata Zwicky Transient Facility (Ztf). Lo scopo non è più quello di ottenere una mappa degli oggetti celesti “fissi”, ma piuttosto dei fenomeni transitori.
Grazie alle sue caratteristiche speciali, infatti, ogni notte la Ztf scandaglierà una grande fetta del cielo settentrionale alla scoperta di variazioni più o meno repentine di luminosità, sintomatiche dell’accadere di fenomeni di esplosione stellare, come le supernove, o del passaggio di asteroidi e comete.
Fritz Zwicky al telescopio Schmidt da18 pollici all’Osservatorio di Monte Palomar nel 1930. Crediti: Edison R. Hoge Photograph Collection/Caltech Archives
Non a caso, il nome Zwicky è un omaggio al primo astrofisico del Caltech, Fritz Zwicky, che, a partire dal suo arrivo nel 1925, scoprì ben 120 supernove.
«C’è un sacco di attività che possiamo vedere accadere nei nostri cieli di notte», dice Shrinivas Kulkarni, responsabile scientifico di Ztf al Caltech. «In effetti, ogni secondo, da qualche parte nell’universo, c’è una supernova che sta esplodendo. Naturalmente, non possiamo vederle tutte, ma con Ztf potremo osservare fino a decine di migliaia di fenomeni transitori esplosivi per ciascuno dei tre anni di durata del progetto».
La Zwicky Transient Facility rappresenta la continuazione, potenziata di un fattore dieci, del precedente sondaggio Palomar Transient Factory, condotto dal 2009 al 2017. Ztf riprenderà l’intera area di cielo visibile dalla sua posizione in sole tre notti, e l’intero piano della galassia due volte a notte.
Lo strumento Zwicky Transient Facility (Ztf) instrument installato sul Samuel Oschin Telescope all’Osservatorio di Palomar. La camera Ccd di grande formato è situata all’interno del tubo del telescopio, al fuoco dello specchio primario. Crediti: Caltech Optical Observatories
Analizzando il cielo così velocemente, gli astronomi scopriranno non solo un maggior numero di oggetti transitori ma saranno anche in grado di cogliere i fenomeni più fugaci, che compaiono e svaniscono rapidamente. In questo senso, Ztf potrebbe anche aiutare a rilevare le controparti elettromagnetiche delle sorgenti di onde gravitazionali, come successo ad altri osservatori per la prima volta lo scorso agosto.
Circa metà del finanziamento per la realizzazione di Ztf viene dall’agenzia governativa statunitense National Science Foundation. La restante metà viene da una composita schiera internazionale di partner, tra cui l’Istituto Weizmann, l’Università di Stoccolma, l’Università del Maryland, l’Università di Washington, il Deutsches Elektronen-Synchrotron, l’Università Humboldt di Berlino, il Los Alamos National Laboratory, il Consorzio Tango di Taiwan, l’Università del Wisconsin, il Lawrence Berkeley National Laboratory.