49 LIB DIMOSTRA UN QUINTO DELL’ETÀ CHE HA

Sembra un’adolescente, ma ha 12 miliardi di anni

Uno studio appena uscito su Astrophysical Journal svela il trucco che ha consentito a un’anziana stella d’ingannare generazioni di astronomi, spacciandosi per giovanissima quando in realtà aveva quasi gli stessi anni della Via Lattea. Il segreto? Sta tutto nella vita di coppia

     17/01/2017

Rolph Chini, uno dei due autori della scoperta. Crediti: RUB, Nelle

A guardarla in volto le davano 2.3 miliardi di anni. La metà dell’età del Sole. Un’adolescente. E invece salta fuori che di anni, sul groppone, ne ha almeno cinque volte tanti: ben 12 miliardi. Il segreto? Non vive sola, ma in coppia. Ed è stata proprio la sua stella compagna a regalarle l’unguento magico che la fa apparire così giovane. Un anti-age tutto a base di elementi pesanti. Attenzione, però: è una maschera prodigiosa solo per le stelle.

Se volete essere i primi a correggerne l’età su Wikipedia (che, al momento in cui stiamo scrivendo, ancora riporta quella da adolescente), la pagina su cui dovete andare è quella di 49 Lib: per l’appunto, una stella. Brilla nell’emisfero australe a poco più di cento anni luce da noi, e a svelarne il peccatuccio di vanità è uno studio, uscito la settimana scorsa su Astrophysical Journal, firmato da Klaus Fuhrmann e Rolf Chini, entrambi astrofisici alla Ruhr-Universität Bochum tedesca.

«Prima si credeva che la stella avesse la metà degli anni del nostro sole», dice Chini. «Invece i nostri dati dimostrano che si è formata all’epoca in cui è nata la nostra galassia». La ragione per l’errore? L’oggetto celeste è un sistema binario, a doppia stella, come già era stato dimostrato da un altro team di ricercatori nel 2016.

Ma in che modo, esattamente, l’essere in coppia le ha permesso di ingannare sull’età? Per capirlo, occorre anzitutto tenere presente il sistema usato dagli astronomi per valutare quanti anni può avere una stella. Di solito ci si basa sulla loro composizione chimica. Questo perché le stelle delle generazioni più antiche, quelle che si sono formate agli albori dell’universo, sono fatte pressoché interamente di elementi leggeri: idrogeno ed elio. Gli elementi più pesanti, sintetizzati attraverso numerosi cicli di fusioni nucleari e dalle esplosioni di supernove, sono infatti divenuti disponibili solo in un secondo tempo, e dunque sono considerati un tratto distintivo delle popolazioni di stelle più recenti. È il caso del nostro sole, per esempio: essendo relativamente giovane, il materiale di cui è composto comprende anche quel che resta da precedenti generazioni di stelle.

Elementi pesanti come quelli dei quali gli astronomi, nel corso dei decenni passati, avevano visto l’inequivocabile firma fra le righe spettrali di 49 Lib. E in effetti quella firma c’era, ma a lasciarla era stata un’altra stella, la compagna invisibile. Come? Stando alla ricostruzione di Fuhrmann e Chini, l’altro membro della coppia, divenuto ormai così grande da non riuscire più a trattenere – con la sola forza di gravità – tutto il materiale che lo formava, ha iniziato a perdere gas. Gas ricco di elementi pesanti. Gas che, fluendo verso 49 Lib, è andato ad arricchirla e “ringiovanirla”.

Come nella storia, narrata da Oscar Wilde, di Dorian Gray e del suo ritratto, c’è però un prezzo da pagare per la riconquistata giovinezza. Ed è un prezzo salato: l’aumento di “peso” – più correttamente, di massa – abbassa drasticamente l’attesa di vita di una stella. Ora, a causa del gas sottratto alla compagna, si stima che 49 Lib abbia “messo su” l’equivalente di 0.55 masse solari: una rimpinguata sufficiente a segnarne tragicamente il destino. «Presto diventerà una gigante rossa, per poi collassare in una nana bianca», prevede Chini. Ma l’esito potrebbe essere ancora più spettacolare. Una volta divenuta gigante rossa, anche 49 Lib, come la compagna, potrebbe non riuscire a trattenere il gas più esterno. In tal caso, la storia si ripeterà, ma a ruoli invertiti: il materiale ceduto da 49 Lib tornerà alla stella d’origine, divenuta nel frattempo una nana bianca. «A questo punto, se la compagna non sarà in grado di smaltire la materia in arrivo con piccole eruzioni», conclude Chini, «l’intera stella esploderà come supernova».

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