IL LABORATORIO SPAZIALE CINESE È FUORI CONTROLLO

Tiangong 1: non c’è Gravity che tenga

Una serie di guasti e avarie hanno reso ingovernabile la Tiangong-1, che potrebbe precipitare verso la Terra nella seconda metà del prossimo anno. Torna così alla ribalta il problema dello smaltimento e del rientro della "spazzatura spaziale" sul nostro pianeta

     23/09/2016

Avete presente il film Gravity?

Nel film, la dottoressa in medicina poi divenuta astronauta Sandra Bullock raggiunge – in modi che nessun fisico vorrebbe mai conoscere – la stazione spaziale cinese Tiangong 1. Arriva mentre questa sta perdendo quota, rientrando in atmosfera e distruggendosi. La dottoressa entra dunque nella stazione e riesce miracolosamente a salire a bordo della navetta di salvataggio Shenzhou. Sganciandosi dalla Tiangong ovviamente subito prima che questa collassi sul nostro pianeta, affronta poi la discesa nell’atmosfera terrestre roteando, con un angolo di ingresso del tutto casuale e smanacciando dei tasti, con scritte in cinese, fino a identificare per tentativi la precisa sequenza per il rientro.

Rappresentazione artistica del laboratorio spaziale cinese Tiangong 1. Crediti: CMSE

Rappresentazione artistica del laboratorio spaziale cinese Tiangong 1. Crediti: CMSE

Ma non non siamo qui per lamentarci del realismo del film. Ciò di cui dovremmo parlare è che la Tiangong 1 – quella vera – sta realmente perdendo quota. A dirla tutta, il timore aleggiava da un mesetto e mezzo. A fine luglio l’astrofilo americano Thomas Dorman, esperto nell’individuare satelliti in orbita, si era infatti detto certo del fatto che la stazione cinese stesse ruotando caoticamente su sé stessa, a 370 km dalla superficie terrestre. L’Agenzia Spaziale Cinese, all’epoca, non aveva mai né confermato né smentito. La scorsa settimana Wu Ping, vice direttrice del settore voli spaziali cinesi, aveva affermato che la missione della Tiangong 1 era terminata e che era durata molto più del previsto. Il modulo, lanciato nel 2011, doveva ufficialmente rispondere ai comandi da Terra per due anni. Fino al 2013. Anno dell’uscita al cinema di Gravity.

Coincidenze…

Il problema è che qualche ora fa Wu ha confermato che il “palazzo celeste” (questo il significato del nome Tiangong) è fuori controllo in seguito a una serie di guasti e avarie. Il che, tradotto, vuol dire che «in qualche momento della seconda metà del 2017» la stazione precipiterà sulla Terra. Ma dopo aver «completamente soddisfatto tutti gli obiettivi della missione». Il che senza dubbio ci fa piacere, ma rimane da capire cosa fare del problemino lungo 12 metri e del peso di 8.5 tonnellate.
Per carità, in passato è caduta sulla Terra roba molto più grossa. Senza scomodare il meteorite che ha estinto i dinosauri, basta pensare alla stazione spaziale americana Skylab, o a quella russa MIR. Il punto è che nella maggior parte dei casi le traiettorie di rientro vengono studiate per fare arrivare nell’oceano i frammenti passati attraverso l’atmosfera senza bruciare fino in fondo. Ma per studiare una traiettoria di rientro bisognerebbe poter comandare l’aggeggio che si deve far rientrare.

«Secondo i nostri calcoli, la maggior parte della Stazione brucerà durante l’ingresso nell’atmosfera terrestre. Con ogni probabilità non causerà danni all’aviazione né al suolo». La maggior parte. I motori, però, sono molto densi e potrebbero non bruciare, producendo detriti da 100 chili l’uno. Che per carità, esposti in salotto farebbero un figurone, ma sarebbe meglio poggiarceli, piuttosto che vederli atterrare attraverso il tetto.

Ma dove potrebbero cadere questi pregiatissimi soprammobili? La gentilissima Wu ha detto che appena lo scoprono ci avvertono. La verità è che non ne abbiamo idea. Anche un paio di giorni prima del rientro non sarà possibile sapere quando precipiterà con un errore inferiore alle sei-sette ore. Ma se non so quando precipiterà, non posso neanche calcolarmi il dove. Tra l’altro anche le condizioni atmosferiche o l’attività solare potrebbero influire, spostando il luogo del rientro da un continente all’altro. Fortunatamente, due terzi del pianeta sono coperti da acqua e circa metà delle terre emerse sono desertiche. L’episodio evidenzia comunque, se ancora ce ne fosse bisogno, il problema dello smaltimento e del rientro dei rifiuti orbitanti o dei satelliti dismessi. Con la speranza che, al contrario di quanto avvenuto con la Tiangong 1, si siano prese precauzioni in tal senso per la Tiangong 2, mandata in orbita la settimana scorsa.

Ora non ci rimane che affidarci al fatto che l’atmosfera terrestre compia efficientemente il proprio lavoro, secondo le leggi fisiche che abbiamo studiato nel corso dei secoli.

Al contrario di quanto avveniva in Gravity, per esempio.


Correzione del 25/09/2016: nella precedente versione ‘Wu Ping’ era declinato al maschile