APPELLO DI SETTE ACCADEMIE DEL REGNO UNITO

Post-Brexit, l’allarme degli scienziati

Le più prestigiose accademie scientifiche del Regno Unito, compresa la Royal Society, hanno diffuso oggi una dichiarazione preoccupata dove si sottolineano le azioni necessarie per contenere l’impatto sulla scienza dell’esito del referendum. Al primo punto, la mobilità dei ricercatori

     19/07/2016
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The Royal Society nel 1952. Fonte: Wikimedia Commons

Tra il leave e il remain alla fine ha prevalso il primo. E ora, fra i tanti che si trovano a dover affrontare e gestire una situazione completamente nuova come l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, ci sono anche gli scienziati. Una circostanza che già nei giorni precedenti al referendum avevamo provato a ipotizzare anche qui su Media INAF – quella dell’impatto della Brexit sulla ricerca scientifica – intervistando uno scienziato italiano da anni professore di astrofisica sperimentale a Cambridge, Roberto Maiolino.

Le conseguenze paventate da Maiolino, prima fra tutte quelle sulla mobilità dei ricercatori, si ritrovano oggi nella dichiarazione sottoscritta da sette fra le più importanti accademie scientifiche inglesi – Academy of Medical Sciences, British Academy, Royal Academy of Engineering, Royal Society, Learned Society of Wales, Royal Society of Edinburgh Royal Irish Academy – intitolata “Research and Innovation: After the EU Referendum”.

Più che una dichiarazione, il documento suona come un vero e proprio appello, rivolto principalmente al nuovo governo di Theresa May, affinché vengano intraprese azioni per scongiurare conseguenze negative sulla ricerca scientifica d’Oltremanica. Persone, collaborazioni, risorse e regolamenti: queste le priorità, le aree individuate dagli scienziati inglesi.

Per il primo punto, le persone, viene sottolineato come circa il 15 percento della forza accademica del Regno Unito sia costituito da professori che vengono dall’Unione europea, e di quanto sia importante garantire che possano continuare a vivere e lavorare come hanno fatto fino a ora. Quanto alle collaborazioni, un numero per tutti è 60 percento: tanti sono gli articoli scientifici, si legge nel documento, firmati da ricercatori inglesi e UE insieme. Una cifra è l’emblema anche del terzo punto, le risorse: 6.9 miliardi di sterline, corrispondenti al finanziamento ricevuto dal Regno Unito nell’ambito del Settimo programma quadro (FP7) nel periodo 2007-2013. Un ritorno economicamente superiore a quanto versato, notano gli estensori della dichiarazione.

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