RICOSTRUITA L’ORBITA DELL’ESOPIANETA

Ecco il ritratto di Beta Pictoris b

Il telescopio Gemini South, uno dei più grandi al mondo, e il suo strumento Gemini Planet Imager hanno permesso a un team di scienziati di ricavare l’orbita di un pianeta almeno quattro volte le dimensioni di Giove e che orbita attorno a una stella molto simile al nostro Sole, ma di gran lunga più giovane

     16/05/2014
Rappresentazione artistica del pianeta Beta Pictoris b.  Crediti: ESO L. Calçada/N. Risinger

Rappresentazione artistica del pianeta Beta Pictoris b. Crediti: ESO L. Calçada/N. Risinger

Come un abile sarto, il Gemini Planet Imager (GPI) ha studiato l’orbita e misurato la taglia di Beta Pictoris b, di recente già osservato dal VLT (Very Large Telescope) dell’ESO che ne ha determinato, per la prima volta, la velocità di rotazione.

Usando uno dei telescopi più grandi del mondo, il team del Lawrence Livermore Laboratory ha concentrato la ricerca su questo pianeta, che si trova a 63 anni luce dal nostro Sistema solare, usando uno strumento di nuova generazione ad alto contrasto con ottiche adattive (AO) associato al telescopio di 8 metri Gemini South, in Cile. Il pianeta orbita intorno a una stella simile al nostro Sole, ma molto più giovane, circa 12 milioni di anni (il Sole ha quasi 4,6 miliardi di anni). I ricercatori hanno rintracciato l’orbita del pianeta che è almeno quattro volte le dimensioni di Giove. Quella scattata dal Gemini Planet Imager è un’immagine straordinariamente chiara e luminosa del gigante gassoso dopo un’esposizione di appena un minuto. L’esopianeta, inoltre, orbita a una distanza di circa otto volte la distanza Terra-Sole dalla stella madre – diventando così l’esopianeta più vicino a una stella di cui sia stata ottenuta l’immagine. beta-pictoris-b

Gli esperti hanno affinato la stima dell’orbita del pianeta, cercando in due dischi intorno alla stella madre, costituiti da gas denso e detriti. Lisa Poyneer, autrice di un articolo che è apparso in una recente edizione della rivista Proceedings of National Academy of Sciences, ha detto: “Il nostro obiettivo è quello di capire come questi sistemi planetari si sono sviluppati“.

In genere, è difficile vedere pianeti con un telescopio dotato di una camera a immagini, a causa del bagliore delle stelle attorno a cui orbitano, ha detto René Doyon, un astrofisico presso l’Università di Montreal che ha partecipato allo studio. “Il Gemini Planet Imager è progettato proprio per ridurre i riflessi di un fattore 10”, ha detto Doyon, che ha contribuito a costruire parte del dispositivo nel suo laboratorio. Altre componenti sono state costruite presso il National Research Council in Canada e presso l’Università di Laval.

Il team prevede che ci sia una piccola possibilità che si verifichi il ”transito” del pianeta sulla sua stella alla fine del 2017. L’evento sarà visibile dalla Terra e sarà possibile effettuare misure molto precise delle dimensioni del pianeta. “Lo studio potrebbe aiutarci a comprendere la formazione e l’evoluzione del nostro Sistema solare”, ha concluso la studiosa.

Per saperne di più:

Leggi qui l’articoloLe piroette di Beta Pictoris b