DA BICEP AI MULTIVERSI

La versione di Kaku

Quali saranno gli sviluppi teorici più grandi derivanti dalla recente scoperta di BICEP 2? Secondo Michio Kaku, fisico teorico e star della divulgazione scientifica, la teoria dei multiversi (e quella delle stringhe) potrebbero fornire le risposte giuste ai nuovi e vecchi quesiti sull'inflazione e l'universo.

     21/03/2014
Michio Kaku. Crediti: Cristiano Sant'Anna/indicefoto.com

Michio Kaku. Crediti: Cristiano Sant’Anna/indicefoto.com

Se su Google cercate “fisico teorico” il primo nome che spunta fuori è quello di Michio Kaku, professore di Fisica del City College di New York e autore di successo di libri e programmi TV a tema scientifico destinati al grande pubblico.

Nei panni del divulgatore Kaku ama la spettacolarità (il titolo del suo più grande best seller è La fisica dell’impossibile), non disprezza le strizzate d’occhio alla fantascienza e non si tira indietro se c’è da parlare di viaggi nel tempo e teletrasporto.

Intervistato da NBC NEWS, Kaku dice oggi di stare “segretamente sorridendo” per il fatto che i tanto osannati risultati dell’esperimento BICEP 2 sembrano rendere meno folli le idee e i concetti di cui lui parla da decenni.

Come sappiamo, il team di BICEP 2 ha rilevato la firma della presenza di onde gravitazionali primordiali nella polarizzazione della radiazione cosmica di fondo. Dopo le opportune verifiche, questi risultati potrebbero portare a una conferma decisiva della teoria dell’inflazione. E, secondo Kaku, aprire le porte allo sviluppo di nuove teorie.

“L’inflazione rende tutto deliziosamente complesso”, dice il fisico americano, grande sostenitore dei multiversi, una teoria fisica affascinante ma molto speculativa, sviluppata negli anni Novanta, secondo la quale il nostro universo è solo uno dei tanti. Secondo Kaku i dati di BICEP 2 sono il primo passo per approfondire meglio queste ipotesi: “Ora si apre un vaso di Pandora. La teoria dell’inflazione è come un cavallo di Troia. Apre la porta a molti big bang e molti universi. È questa la natura della teoria quantistica”.

Luca Valenziano, dell’INAF-Istituto di Astrofisica Spaziale e Fisica cosmica di Bologna, spiega che, qualora confermati, i risultati di BICEP 2, “potrebbero implicare l’esistenza di molti universi, con caratteristiche diverse, che per altro potremmo non essere mai in grado di osservare direttamente”. Al di là della spettacolarità legata al personaggio, le osservazioni di Kaku sulle implicazioni teoriche della scoperta di BICEP 2 secondo Valenziano sono dunque condivisibili.

“Uno dei problemi fondamentali della fisica contemporanea è legato al ‘fine tuning‘  di alcune costanti fondamentali che rendono il nostro universo abitabile”, spiega Valenziano. “Ad esempio, l’intensità delle interazioni nucleari forti, se fosse leggermente differente, avrebbe portato al collasso troppo rapido delle stelle o all’impossibilità di sintetizzare gli elementi quali il carbonio, mattoni fondamentali della vita quale noi la conosciamo. Una delle spiegazioni è che questo sia solo uno degli universi possibili: negli altri, generatesi anche nello stesso evento iniziale e separati tra loro da un processo di inflazione, le leggi fisiche potrebbero non aver dato luogo alla possibilità di ‘vita in grado di riflettere'”.

Esistono tuttavia anche altre teorie, spiega Valenziano, secondo le quali ci sarebbero leggi fisiche non ancora individuate in grado però di render conto sia della relazione tra le costanti fisiche osservate sia della grandezza di quei parametri liberi che oggi ricaviamo sperimentalmente e non possiamo dedurre da nessun principio primo.

Quale che sarà la strada giusta, il percorso sembra appena iniziato. “L’inflazione dice semplicemente c’è stato un botto e una rapida espansione, ma non dice cosa ha acceso la miccia”, spiega Kaku a NBC NEWS. “Nessuno è ancora in grado di sapere qual è l’innesco”. Il fisico americano si augura tuttavia che possa essere la teoria delle stringhe a fornire la giusta risposta.

Grazie proprio a BICEP e agli altri grandi esperimenti di cosmologia come quello del satellite Planck, i prossimi anni potrebbero portare quindi allo sviluppo di alcuni modelli teorici o al definitivo accantonamento di altri. “Lo studio dettagliato della radiazione di fondo cosmico che è possibile dai dati di Planck potrà fornire ulteriori informazioni per l’interpretazione teorica delle osservazioni”, conclude Valenziano.