
Ma soprattutto è stata un luogo che ha fatto della diffusione della cultura scientifica e della formazione dei tanti ragazzi (decine, migliaia, centinaia di migliaia) che hanno attraversato le sale di questa splendida realtà, il principale scopo della propria attività. E che, dicono quanti ci lavorano, resterà tale, perché non si fermeranno. In un paese in cui la cultura scientifica è soffocata dall’imperante cultura cosiddetta umanistica (come se questa distinzione avesse senso), la Fondazione IDIS e la sua Città della Scienza sono stati modello ispiratore anche per altre importante realtà, come il Festival della Scienza di Genova o Bergamoscienza, realtà nate anch’esse all’inizio degli anni 2000.
Il rogo di questa notte, però, piaga un’istituzione che negli ultimi tempi, colpevole la crisi e un più generale disinteresse per la cultura, riusciva ad andare avanti prevalentemente grazie all’impegno dei molti che si sono dedicati a questo progetto divenuto realtà. È ora il momento non solo della solidarietà, come da più parti del mondo scientifico e della divulgazione scientifica si è chiesto, ma anche del rilancio di un’idea di paese che sembra essersi smarrita. Come ha giustamente sottolineato il Presidente Napolitano, bisogna rimettere al primo posto dell’agenda Italia l’educazione, la diffusione della cultura, l’investimento nella ricerca.
* Presidente del Comitato per lo Sviluppo della Cultura Scientifica e Tecnologica del MIUR






