
Grazie all’utilizzo del telescopio spaziale della NASA Kepler sono stati osservati 2300 dei 3000 esopianeti fin’ora scoperti al di fuori del nostro sistema solare. Kepler ha spiato questi pianeti misurando il variare del tasso di luminosità delle stelle madri in base al movimento dei pianeti attorno all’orbita.
L’obiettivo del ricercatore, astrofisico all’Istituto Niels Bohr di Copenhagen, è stato quello di scoprire se ci fosse una correlazione tra la grandezza del pianeta e il tipo di stella madre attorno alla quale orbita. La teoria fin’ora suffragata associava i giganti gassosi, come Saturno e Giove, e in generale pianeti di grandi dimensioni a stelle madri ricche di elementi pesanti. Ma per i pianeti più piccoli (più o meno fino a quattro volte la massa della Terra) le condizioni per la formazione sembrano meno stringenti.
“Abbiamo analizzato la composizione spettroscopica degli elementi presente nelle stelle madri per 226 esopianeti – dice Buchhave. La maggior parte dei pianeti sono piccoli. Quello che abbiamo scoperto è che la formazione di questo tipo di pianeti non dipende dalla composizione delle stelle madri”. Il ricercatore dice che pianeti di dimensione simile alla Terra possono formarsi anche attorno a stelle non ricche di elementi pesanti.
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