SOTTO FORMA DI AGGLOMERATI GASSOSI

Spari dal centro

Dal nucleo della galassia Markarian 509 partono bolle di gas a velocità di 700 chilometri al secondo. Abbiamo sentito Massimo Cappi dell'INAF, tra i ricercatori italiani coinvolti nello studio.

     29/09/2011

Un buco nero che spara proiettili di gas alla velocità di 700 chilometri al secondo. E’ il risultato più spettacolare tra i molti ottenuti da un gruppo di 26 astronomi, tra i quali anche ricercatori italiani dell’INAF, impegnati nello studio del nucleo della galassia Markarian 509: qui si trova un gigantesco buco nero dalla massa 300 milioni di volte quella del Sole. Per ottenere il maggior numero di informazioni utili, gli astronomi hanno utilizzato misure ottenute con diversi strumenti a bordo di alcuni dei telescopi spaziali più importanti, partendo da XMM Newton e passando per Swift, INTEGRAL e l’intramontabile Hubble.

L’insieme di questi dati ha rivelato uno scenario molto interessante. Parte del gas che ruota attorno al buco nero viene accelerato a tal punto da essere scagliato via a grandi velocità, con temperature che raggiungono il milione di gradi.

“Attraverso le misure di strumenti diversi a bordo di telescopi e satelliti diversi abbiamo ottenuto non uno ma più risultati. Iniziando dalla scoperta che il gas viene accelerato e scagliato via a velocità di 700 chilometri al secondo, un valore che forse gli permette di uscire dalla galassia stessa” commenta Massimo Cappi dell’ INAF-Istituto di Astrofisica Spaziale e Fisica Cosmica di Bologna, uno dei ricercatori italiani coinvolti nello studio. “Abbiamo inoltre scoperto che questi flussi di gas non sono continui come si ipotizzava, ma presentano numerose discontinuità. In pratica sono degli agglomerati di gas che vengono sparati via come fossero proiettili”.

Questi sono gli aspetti più spettacolari che spiccano tra i numerosi risultati ottenuti dal team internazionale, la cui ricerca ha prodotto ben 7 articoli scientifici in fase di pubblicazione su Astronomy e Astrophysics.”E ne sono previsti almeno altri tre” conclude Massimo Cappi.”In attesa di scriverne ancora altri sulla base dei risultati che otterremo quando avremo nuove opportunità di utilizzo dei telescopi per continuare questa grande ricerca”.

L’intervista audio completa a Massimo Cappi