SGR ALL’ORIGINE DEI BRACCI DELLA VIA LATTEA

Galassie sul ring

La caratteristica struttura con bracci a spirale della Via Lattea potrebbe essere il frutto di ripetuti scontri con la galassia nana del Sagittario. È quanto suggeriscono i risultati di una simulazione pubblicata oggi su Nature. Michele Bellazzini (INAF): «A volte, prendersela con i più piccoli non è così conveniente»

     14/09/2011

Rappresentazione dell’impatto in arrivo della galassia nana del Sagittario (il fiume azzurro di stelle) con la nostra Via Lattea (il disco multicolore). Si possono notare le estensioni discoidali della spirale nella zona esterna della galassia, in alto a sinistra, che ricordano molto strutture effettivamente osservate. Quei bracci a spirale iniziarono a emergere dopo l'impatto iniziale della galassia nana Sagittario, avvenuto quasi due miliardi di anni fa. Da allora si sono amplificati, diventando quelli che sono oggi i bracci a spirale principali osservabili nella Via Lattea. Crediti: Erik Tollerud

A guardarla solcare il cielo maestosa, la Via Lattea pare l’immagine stessa della pace e dell’imperturbabilità. Eppure, anche la nostra placida galassia ha chi la tormenta: una vicina di casa talmente piccina da essere stata scoperta solo nel 1994, ma cocciuta e fastidiosa come una zanzara. È la Galassia Nana Ellittica del Sagittario, nome in codice Sgr. Sono due miliardi di anni che ci ronza attorno, e nonostante le batoste subite – nella fattispecie, batoste gravitazionali: la Via Lattea l’ha ormai ridotta a brandelli, strappandole gran parte delle stelle e della materia oscura che la formavano – sembra masochisticamente intenzionata a insistere. Il prossimo “morso” fra una decina di milioni di anni, prevedono gli scienziati. Una lotta impari, viste le dimensioni, ma come Davide contro Golia la piccola Sgr ha saputo piazzare bene i suoi colpi. I risultati di una simulazione condotta da un team di ricercatori statunitensi, guidato da Chris Purcell delle università di Pittsburgh e Irvine (California), mostrano infatti che la forma della nostra galassia, e in particolare i bracci della spirale che la caratterizzano, potrebbero essere dovuti a collisioni con Sgr.

«A volte, prendersela con i più piccoli non è così conveniente: se i risultati presentati in questo studio verranno confermati», dice Michele Bellazzini, ricercatore all’INAF-Osservatorio astronomico di Bologna e grande conoscitore delle minigalassie che popolano il nostro vicinato, «dovremo concludere che la piccola galassia del Sagittario (un sistema stellare con massa inferiore a un centesimo di quella della Via Lattea) ha sì dovuto soccombere nello scontro con la nostra, ma non senza lasciarle graffi e lividi così evidenti da distorcere larga parte del disco esterno».

Graffi e lividi che non riguardano semplicemente i bracci della spirale, dunque: il modello, pubblicato oggi su Nature, mostra infatti l’influenza di Sgr anche su altre strutture caratteristiche della nostra galassia, come per esempio la barra che ne attraversa il nucleo, o alcune strutture ad anello presenti nelle zone periferiche. E, cosa ancora più importante, induce a riconsiderare i processi che hanno portato all’attuale morfologia della Via Lattea: non più l’esito di un’evoluzione autonoma e solitaria, bensì il prodotto d’interazioni complesse con l’ambiente circostante, con l’esterno.

«Il modello in questione riproduce più che ragionevolmente i vincoli osservativi disponibili. In particolare, mostra che Sgr potrebbe aver avuto un ruolo primario nella formazione e nella distorsione dei bracci più esterni della Galassia. Alcuni studi precedenti avevano già ipotizzato la possibilità che alcune distorsioni osservate nel disco della Via Lattea potessero essere originate dall’interazione con Sagittario», ricorda Bellazzini, «ma il nuovo studio produce predizioni molto più accurate. E spiegherebbe, fra l’altro, la presenza di strutture anomale scoperte di recente nelle regioni esterne della Via Lattea, come il Monoceros Stream». Proprio al Monoceros Stream – una curiosa formazione, nota anche come l’Anello dell’Unicorno, visibile nella Via Lattea a basse latitudini – sembra infatti somigliare moltissimo un’altra delle forme generate dalla simulazione di Purcell e colleghi, una sorta di enorme arco stellare.

Per saperne di più:

Guarda l’animazione [crediti: Erik Tollerud]

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