INTERVISTA A MARCO MICHELI, DALLE HAWAII

Record: 19 asteroidi scoperti in una notte

Grazie al telescopio Pan-STARRS, in cima al vulcano Haleakala, nelle Hawaii, un gruppo di astronomi è riuscito a individuare 19 oggetti in orbita vicino alla Terra in una sola notte, due dei quali potenzialmente pericolosi. Nel team anche un giovane dottorando italiano.

     01/03/2011

Richard Wainscoat (a sinistra) e Marco Micheli mostrano sullo schermo uno dei 19 asteroidi scoperti in una notte.

Un’intera notte in bianco. I thermos di caffè per resistere al sonno e gli occhi spalancati sulle immagini del telescopio Pan-STARRS, montato sulla cima del vulcano Haleakala, nell’isola Maui dell’arcipelago delle Hawaii. Così il 29 gennaio scorso un team di astronomi ha scoperto 19 nuovi asteroidi nelle vicinanze della Terra, i cosiddetti Near Earth Object (NEO). È un record: il numero più alto di asteroidi individuati in una sola notte.

Anche le sere seguenti i ricercatori sono stati svegli per analizzare e confermare quanto osservato. Tra gli altri insonni, c’è un dottorando italiano, Marco Micheli, laureato in astronomia alla Normale di Pisa e poi partito alla volta del paradiso tropicale. Non per fare una vacanza, ma per studiare il cielo. Micheli è stato protagonista della scoperta, accertata poi da telescopi di mezzo mondo (tra cui anche l’Italia). Due degli asteroidi, è emerso alla fine, hanno orbite estramemente vicine alle Terra. Anche se non costituiscono un pericolo immediato, potrebbero causare una collisione (per quanto improbabile) nei prossimi 100 anni. Per fortuna, ci pensano gli astronomi a tenerli d’occhio. Abbiamo intervistato Marco Micheli per farci raccontare la scoperta e le sue implicazioni.

Come sei finito alle Hawaii?

Sono alle Hawaii da quasi 4 anni a seguire un dottorato di ricerca in astronomia, all’Institute for Astronomy (IfA) della University of Hawaii. Mi sono laureato in fisica, con laurea specialistica in astronomia e astrofisica, alla Scuola Normale Superiore di Pisa.

Di che cosa ti occupi lì?

Il mio lavoro principale, svolto con il prof. David J. Tholen, è osservare gli asteroidi NEO potenzialmente pericolosi per la Terra, al fine di migliorare la conoscenza della loro orbita, e conseguentemente la prevedibilità di futuri impatti. Per queste osservazioni utilizziamo alcuni dei telescopi situati sul Mauna Kea, vulcano spento dell’isola maggiore delle Hawaii. Contemporaneamente, collaboro al progetto Pan-STARRS, un survey del cielo che coinvolge molte università di tutto il mondo, con base proprio all’Institute for Astronomy. Il telescopio usato in questo progetto si trova in cima all’Haleakala, un altro vulcano hawaiiano sull’isola di Maui. Il mio coinvolgimento nella scoperta nasce da questa seconda collaborazione. Oltre a ciò, sto portando parallelamente avanti il mio progetto di tesi, in ambito simile, che comprende l’uso di telescopi sul Mauna Kea, e una collaborazione con un gruppo di ricerca che gestisce i dati della missione infrarossa della NASA, WISE.

19 nuovi asteroidi in una notte: come avete fatto?

Per un’intera nottata, il telescopio di Pan-STARRS è stato utilizzato per cercare asteroidi NEO. Le centinaia di immagini raccolte sono state prima analizzate dagli algoritmi standard, quindi sono stati individuati possibili oggetti in movimento. Su migliaia di candidati analizzati, sono stati selezionati una trentina di potenziali NEO. Le posizioni di questi candidati sono state inviate al Minor Planet Center di Cambridge, in Massachusetts, l’istituzione che si occupa ufficialmente della designazione di nuovi asteroidi e comete. Per avere la conferma, ciascuno degli oggetti doveva essere riosservato da altri osservatori sparsi nel mondo. Dal giorno successivo alle osservazioni, mi sono messo a fare calcoli per prevedere se e dove sarebbero stati riosservabili la notte successiva gli oggetti trovati da Pan-STARR. Insieme al mio professore David J. Tholen e un altro studente di dottorato, Garrett T. Elliott, abbiamo ripetuto le osservazioni con due dei telescopi sul Mauna Kea. Abbiamo analizzato tutte le immagini raccolte, assieme a un altro professore del team Richard J. Wainscoat (nella foto). Risultato: 19 dei candidati erano effettivamente NEO.

E ora continuerete a monitorarli?

Ciascuno di questi oggetti sarebbe rapidamente perso se non fossero programmate continue osservazioni, in grado di affinarne l’orbita e la futura predicibilità. In queste settimane ci siamo occupati di questo. Una migliore caratterizzazione orbitale ne faciliterà il ritrovamento al prossimo passaggio vicino alla Terra.

Scoperte di questo tipo sono rare o basta avere la “pazienza” di aspettare?

La scoperta di un così gran numero di asteroidi NEO in una sola notte non è una coincidenza fortuita, ma si deve alle prestazioni di un telescopio come Pan-STARRS. Vi sono altri strumenti dedicati quasi esclusivamente a questo scopo, ma nessuno è sufficientemente grande (come apertura o come camera) da poter facilmente eguagliare il numero di scoperte in una singola notte. Le implicazioni di questo evento sono interessanti: se in una singola notte, con un solo strumento, è stato possibile trovare alcune decine di oggetti ignoti e potenzialmente pericolosi per il nostro pianeta, ciò significa che ve ne potrebbero essere migliaia in attesa di essere scoperti.

Che tipo di asteroidi sono quelli scoperti?
Alcuni hanno dimensioni dell’ordine di qualche centinaio di metri. Se da un lato gli oggetti molto massicci (di qualche chilometro), capaci di causare estinzioni globali sul pianeta, sono fortunatamente rari (e in gran parte noti), dall’altro lato ci sono migliaia di oggetti più piccoli, magari non in grado di mettere in pericolo la vita umana, ma sicuramente capaci di causare disastri su scala regionale in caso di impatto. Eventi di questo genere sono prevedibili grazie alla scoperta anticipata dell’oggetto e, di conseguenza, prevenibili (anche semplicemente con un piano di evacuazione dell’area che sarà colpita).

C’è qualcuno degli oggetti osservati che potrebbe costituire un pericolo per la Terra?

Almeno sei hanno probabilità non nulle (anche se molto basse) di impattare con la Terra in questo secolo. Per almeno uno di essi, 2011 BM45, il rischio di impatto è piuttosto elevato in occasione di un incontro nel 2086: la probabilità di collisione è bassa (stimata ad oggi in circa 1/25000 dal team di NEODyS dell’Università di Pisa), ma potrebbe avere effetti significativi trattandosi di un oggetto di qualche centinaio di metri di diametro. Si tratta di un esempio tipico (non diverso da altri già noti) di un oggetto la cui scoperta, e il continuo monitoraggio, potrebbe rivelarsi particolarmente utile ed interessante.