SPECIALE RICADUTE TECNOLOGICHE

L’antenna TV si fa il lifting

Al via la serie di approfondimenti sulle applicazioni quotidiane della ricerca INAF. Si parte con le antenne satellitari a geometria planare: piatte, compatte, a basso impatto ambientale. Figlie del telescopio PLANCK. Chi l'ha detto che le "padelle" sopra i tetti debbano essere per forza brutte e ingombranti?

     01/02/2011

È ormai una caratteristica che accomuna i centri abitati di tutta Italia: città, paesi, borghi medievali. Nessuno escluso. Passando, basta alzare lo sguardo verso l’alto ed eccole lì, onnipresenti anche tra i più suggestivi scorci del nostro Bel Paese. Sono le antenne satellitari televisive. “Padelle” metalliche di ogni foggia e dimensione, abbarbicate su tetti, terrazzi, balconi si contendono il prezioso campo di vista per ricevere gli agognati – e spesso, ben pagati – segnali TV, diffusi dai satelliti geostazionari per telecomunicazioni che orbitano a migliaia di chilometri di distanza sopra le nostre teste.

Ma le antenne devono essere proprio così brutte e ingombranti? Non è detto. Il team INAF che ha progettato il telescopio spaziale PLANCK ha sviluppato le CAPSA (Compact Planar Array for satellite Application), “antenne a geometria planare”: piatte, compatte e a basso impatto ambientale. Una di loro è grande come una piastrella quadrata di 30 cm di lato e spessa 8.

“Queste antenne, nate in un contesto puramente scientifico come l’ideazione e la realizzazione di sistemi di comunicazione per il satellite astronomico PLANCK, cercano di venire incontro alla necessità di mitigare l’impatto visivo delle antenne tradizionali, mantenendo caratteristiche operative di elevata qualità”, commenta Francesco Cuttaia, dell’INAF-IASF di Bologna, che è il coordinatore del progetto. Grazie alle dimensioni contenute e alla geometria planare, queste antenne sono in grado di offrire un impatto visivo modesto, pur ga­rantendo un’elevata direttività.

C’è una caratteristica che le rende ancor più uniche e, soprattutto, facilissime da installare e calibrare. “Le antenne planari, contrariamente a quelle oggi in commercio, non hanno bisogno di essere orientate esattamente verso il satellite da cui devono captare il segnale”, prosegue Cuttaia. “Per fare questo basta lanciare semplicemente un software che si occupa di ottenere la migliore ricezione possibile del segnale” . Questo a tutto vantaggio del contenimento dei costi di in­stallazione e di manutenzione.

Le antenne a geometria planare sono state sviluppate presso l’INAF-IASF di Bolo­gna grazie alle competenze di modelli­stica, progettazione e caratterizzazio­ne dei materiali derivanti dal progetto ASI/INAF Planck-LFI. Le società private che hanno collaborato sono: Officine Pasquali Firenze (FI) , RTW- Navacchio (PI), Sputtering S.r.l. (Bellusco, MB) , T.O.P.P. Srl (Sandrigo, VI) , NuovaEu­rotar (Tivoli, RM) e Ics Modena (MO).

Ascolta l’intervista di Marco Galliani a Francesco Cuttaia sulle antenne a geometria planare

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