L’UNIVERSO È PIÙ POPOLOSO DEL PREVISTO

Le stelle del cielo? Moltiplicatele per tre

Il conteggio delle stelle è da rifare. Nuove osservazioni indicano che il loro numero è tre volte superiore. Significa che là fuori ci sono anche molti più pianeti. E anche la stima della materia oscura sarebbe sbagliata.

     02/12/2010

Quante stelle brillano nell’Universo? Più di quante possiamo immaginare. Per la precisione, tre volte di più di quanto finora stimato. Ad affermarlo è un gruppo di astronomi della Yale University, in una ricerca pubblicata su Nature.

Il riconteggio si basa su una semplice osservazione: le galassie a spirale più antiche contengono un numero fino a 20 volte superiore di nane rosse, rispetto alle galassie più giovani come la Via Lattea. Le nane rosse sono più piccole e più deboli del nostro Sole. Ragion per cui, finora, i telescopi che gettano lo sguardo oltre la nostra galassia se n’erano perse parecchie.

In quest’ultima ricerca sono stati utilizzati i potenti strumenti dell’Osservatorio Keck nelle Hawaii per rivelare la debole “firma” spettroscopica nel nucleo di otto galassie ellittiche poste tra 50 milioni e 300 milioni di anni luce dalla Terra. Si è così potuto concludere che le nane rosse, dotate di massa tra il 10 e il 30 per cento di quella del Sole, sono ben più numerose di quanto atteso.

Questo ha almeno due importanti implicazioni. La prima: se il numero di stelle nell’Universo va triplicato, allora i pianeti là fuori sono molti di più, addirittura potrebbero esserci trilioni di altre Terre, il che aumenta la probabilità dell’esistenza di vita nell’Universo. Anche perché le nane rosse sono ottime candidate per permetterne lo sviluppo. “Hanno tipicamente un’età di oltre 10 miliardi di anni e quindi i pianeti in orbita intorno a queste stelle avrebbero avuto tutto il tempo per permettere alla vita di evolversi. Questo è uno dei motivi per cui queste stelle suscitano molto interesse”, ha detto Pieter van Dokkum che ha guidato lo studio.

La seconda conseguenza: si potrebbe, in parte, spiegare così quella che gli astronomi chiamano la “massa mancante” dell’Universo. La scoperta di tante stelle, prima nascoste, significa che potremmo non aver così tanto bisogno di mettere in conto la materia oscura per far tornare i conti.