
Per “ringiovanire” la Terra, i ricercatori hanno analizzato il processo di formazione del disco di accrescimento, quel materiale roteante di polveri e gas che aggregandosi ha dato origine il pianeta. “Il problema è che questo processo probabilmente non è avvenuto in maniera stabile e costante come finora ritenuto”, ha spiegato John Rudge, uno degli autori, dell’Università di Cambridge. “Si è sempre creduto che l’accrescimento del pianeta sia avvenuto secondo un tasso esponenziale decrescente. Il nostro parere è che questo processo sia stato più sfasato e altalenante”.
Nello specifico, gli scienziati hanno confrontato gli isotopi presenti nel mantello terrestre con quelli trovati nei meteoriti, antichi quanto il Sistema Solare, che dovrebbero corrispondere al materiale presente nel nucleo della Terra. Considerando i tempi di decadimento degli isotopi e mettendo a confronto le concentrazioni degli elementi secondo complessi modelli computerizzati, i ricercatori sono riusciti a determinare il tempo impiegato dalla Terra per formarsi.
Il risultato indicherebbe che il pianeta ha avuto uno sprint di crescita in cui si sono incollati circa i due terzi della sua attuale massa, e successivamente un lungo periodo di lento accrescimento. “Se il modello è corretto, significa che la Terra avrebbe impiegato circa 100 milioni di anni per comporsi, e non 30 milioni come pensavamo”, ha concluso Rudge.






