
Dal 1972, Wilson ha lavorato al perfezionamento dei sistemi ottici, sviluppando il concetto delle ottiche attive come un’opportunità per aumentare la dimensione dello specchio primario del telescopio. È la dimensione di questi specchi che determina la capacità del telescopio di raccogliere luce studiare oggetti deboli e distanti. Prima delle ottiche attive specchi superiori a sei metri di diametro erano impossibili, perché troppo pesanti, costosi e destinati a curvarsi per il peso e i cambiamenti di temperatura. L’uso delle ottiche attive preserva la qualità ottimale dell’immagine, adattando la forma degli specchi durante l’osservazione e permettono di realizzarli più leggeri e sottili possible, così che siano definiti “specchi menisco”.
Wilson realizzò per primo l’implementazione di ottiche attive nel rivoluzionario New Technology Telescope dell’ESO all’Osservatorio di La Silla, e ha continuato a sviluppare e migliorare la tecnologia fino al suo pensionamento nel 1993. Da allora, l’ottica attiva è diventate una parte standard della moderna astronomia, applicata in tutti i grandi telescopi dell’ESO compreso il Very Large Telescope (VLT), un sistema di quattro telescopi ottici separati con specchi di 17,5 centimetri di spessore e 8,2 metri di diametro. L’ottica attiva ha contribuito a rendere il VLT l’osservatorio di maggior successo al mondo e sarà parte integrante dello European Extremely Large Telescope (E-ELT) dell’ESO. La tecnologia dell’ottica attiva caratterizza anche i telescopi gemelli Keck da 10 metri, il telescopio Subaru di 8,2 metri, e i due telescopi Gemini di 8,1 metri.
La trasmissione web da Oslo con l’annuncio dei vincitori si può seguire su www.kavlifoundation.org e www.kavliprize.no.






