ULTIME NOTIZIE DA HAYABUSA-2

Ryugu in 3D firmato Brian May

Il leggendario chitarrista dei Queen ha postato su Instagram una sua elaborazione stereoscopica delle ultime immagini dell’asteroide Ryugu inviate a terra dalla sonda Hayabusa-2. Ma come sta andando la missione? Lo abbiamo chiesto a Davide Perna, ricercatore all’Inaf di Roma, appena rientrato dal Giappone

     03/08/2018

L’ultima immagine è di poche ore fa. La vedete in questo tweet della Jaxa, l’agenzia spaziale giapponese: rappresenta l’asteroide Ryugu visto alle 4 ora italiana di ieri, giovedì 2 agosto, dalla camera a grandangolo Onc-W1della sonda Hayabusa-2. Ma le immagini più spettacolari sono quelle inviate a terra il 25 luglio scorso: quando la sonda ha paparazzato l’asteroide mentre si trovava a meno di 6 km dalla superficie, dopo l’inizio delle previste operazioni di discesa dalla posizione di lavoro a circa 20 km dall’asteroide. Immagini che hanno affascinato persino Brian May – leggendario chitarrista dei Queen e dottore di ricerca in astrofisica. Al punto da indurlo a crearne versioni stereoscopiche, in modo che l’asteroide possa essere visualizzato in tre dimensioni, come potete vedere nel tweet qui di seguito.

Immagini con cui giocare e divertirsi. Immagini che nessun occhio umano ha mai visto prima, twitta Brian May. Immagini che qualche occhio ha però potuto vedere in anteprima, come per esempio gli occhi di Davide Perna, ricercatore all’Osservatorio astronomico dell’Inaf di Roma con una borsa Marie Skłodowska-Curie tramite il programma AstroFIt2 e co-Investigator dello spettrometro a bordo di Hayabusa-2. Perna è appena rientrato dal Giappone, dove ha lavorato sui dati di Hayabusa 2 insieme al resto del team. Lo abbiamo subito intervistato per avere notizie fresche sulla missione.

Davide Perna, ricercatore all’Inaf di Roma e co-investigator dello spettrometro a bordo di Hayabusa-2. Crediti: Media Inaf

Novità? Cosa sta succedendo là attorno a Ryugu? 

«Abbiamo già ricevuto diverse serie di dati, da quelli ottenuti dalla sonda a 20 km dall’asteroide siamo passati a quelli a 5 km. Il grosso del lavoro che dovremo fare ora sarà quello estrarre informazioni da questi dati difficili da trattare».

E dallo spettrometro in particolare, del quale lei è fra i responsabili scientifici, cosa sta arrivando?

«Posso dire che gli spettri che abbiamo ottenuto mostrano differenze piccole, e non è certo semplice analizzare questi dati per capire, ad esempio, quali sono le regioni interessanti dell’asteroide in termini di composizione superficiale – omogenea o eterogenea – o quali sono le differenze di composizione tra un punto e un altro della superficie, e se c’è, ad esempio, presenza di minerali idrati».

Ora a cosa vi state dedicando?

«È necessario studiare bene le zone nelle quali prelevare i campioni della superficie che saranno riportati sulla Terra e quelle nelle quali fare avvenire l’atterraggio dei moduli. L’analisi che effettuiamo serve anche per identificare queste zone. Finora abbiamo identificato una quindicina di possibili siti, e abbiamo cominciato le analisi per vedere quali tra questi sono i più interessanti».

I moduli a bordo della sonda destinati a toccare il suolo di Ryugu dei quali parla Perna sono quattro: il lander Mascot, una scatola da 10 kg, e i tre piccoli rover Minerva, mezzo chilo ciascuno. La navicella Hayabusa-2 è un vero e proprio concentrato di tecnologia. Una sonda che con termine inglese chiameremmo multitasking, per via dell’elevato numero di strumentazioni scientifiche che porta a bordo. Tra le strumentazioni di cui è equipaggiata la sonda troviamo anche la Optical Navigation Camera (Onc). A differenza di Mascam, Onc si trova nel corpo principale della sonda ed è capace di catturare immagini accurate da distanze elevate. Ed è proprio lei che sta catturando in questi giorni le immagini di Ryugu.