LA PIÙ EMOZIONANTE OSSERVAZIONE ASTRONOMICA

A guardar le stelle, io che non le ho mai viste

«Ho ancora un sogno prezioso, custodito gelosamente da tempo immemore: poter osservare la volta tersa e stellata del cielo e poterne scorgere il fascino con i miei stessi occhi». Un sogno che l’autrice di questo articolo, Patrizia Faccaro, affetta da retinite pigmentosa, potrà realizzare domani, sabato 14 luglio, all’Osservatorio di Serra La Nave dell’Inaf di Catania

     13/07/2018

Pianeti e Via Lattea fotografati da Tunç Tezel dall’Uludag National Park, in Turkya. Crediti: Apod Nasa, Tunç Tezel (Twan)

Talvolta il karma si traveste da casualità e gli incontri divengono forieri di propositi e speranze. E così da una fortuita chiacchierata sulla vita ed alcuni suoi peculiari aspetti metafisici, in ottima compagnia ad un conviviale pasto, è sorta l’iniziativa “Eppur… si vede”. Grazie a un’idea di Massimiliano Salfi, alla sua intraprendenza, generosità, disponibilità e organizzazione (è il fondatore con la splendida moglie Giusi Milone dell’associazione vEyes che si occupa di sostenere, informare, istruire e intrattenere in svariati ambiti i disabili visivi e le loro famiglie e di promuovere iniziative volte alla sensibilizzazione ed all’integrazione), e grazie all’Inaf – Osservatorio astrofisico di Catania, il 14 luglio, dalle 20.15, i disabili visivi con distrofie retiniche dotati di un minimo residuo visivo potranno osservare Giove e Saturno dall’Osservatorio astrofisico in Contrada Serra la Nave nella spettacolare cornice dell’Etna.

Spesso ci sorprendiamo a osservare il cielo… talvolta solamente per scorgerne vastità e bellezza, altre per scrutarne i misteri, per cogliere il senso della vita o sperare in un soccorso divino. Affascina, coinvolge, stupisce, rilassa, rassicura, e nelle sue meraviglie riscopriamo noi stessi.

Eppure non mi ero mai resa conto di come realmente avessi visto il cielo sin da bambina diversamente da molti altri… almeno fino alla scoperta della mia disabilità visiva, la retinite pigmentosa. Mi ero sempre ritenuta sfortunata e avevo sempre creduto fosse la forte miopia a non permettermi di scorgere le stelle, se non le più luminose, in notti terse, quando chi mi accompagnava ne vedeva moltissime, o di esprimere un desiderio al passaggio di una stella cadente… non ne ho mai vista una! Adesso capisco che sin da allora i miei fotorecettori, le cellule retiniche preposte alla visione, erano piuttosto birichini e dispettosi. Osservavo il cielo con tutta me stessa, con intensità, curiosità e passione, eppure un velo pacato ha sempre offuscato il mio sguardo celandomi meraviglia e bellezza. E forse proprio su tali presupposti è germogliato nel tempo il mio amore per l’astronomia, nel costante e conturbante desiderio di scoprire ciò che mi era precluso alla vista. E proprio il fascino del mistero e dell’ignoto ha alimentato il mio interesse per la metafisica nel corso del tempo, bizzarro espediente della natura per esplicare il vitale divenire. Dovrei dunque ringraziare i miei simpatici e bricconcelli fotorecettori per avermi regalato più ampie prospettive e rinnovato ardore verso ciò che da sempre affascina l’essere umano… senso e origine della vita e dell’universo stesso!

Nacque così il mio avvincente viaggio fra testi illustrati e documentari alla scoperta appassionata dei misteri celesti, ma fu con l’avvento di internet che mi si schiuse un vero universo di immagini ed emozioni che mi ha condotto ad oggi a coltivare, in continuità ed integrazione dei supporti pregressi, con sempre maggior impegno, curiosità e interesse la mia innata, acuita e accudita passione per il cielo e le sue meraviglie.

Eppure ho ancora un sogno prezioso, custodito gelosamente da tempo immemore nel mio cassettino segreto e riservato: poter osservare la volta tersa e stellata del cielo e poterne scorgere il fascino con i miei stessi occhi!

E finalmente potrò realizzarlo attraverso un telescopio e grazie alla disponibilità di Massimiiano Salfi e dello staff dell’Osservatorio astrofisico di Catania il prossimo 14 luglio, e anche in questo caso ringrazio i miei goliardici fotorecettori per avermi concesso uno spiraglio dal quale sbirciare ciò che da bimba pensavo nemmeno esistesse e che adesso è il fulcro dei miei pensieri più arditi.

Spero comunque che in futuro anche per chi non conserva più nemmeno un piccolo residuo visivo potrà palesarsi una tale opportunità, che è ovviamente un piccolo cammeo nelle infinite possibilità che concederebbe lo sviluppo in ambito tecnologico e medico-scientifico d’innovativi ausili e terapie efficaci nel contrastare un’esperienza difficile e vincolante come la perdita del senso della vista. Anche le chimere più bizzarre ricamano trame rassicuranti in questa imprevedibile realtà!


Articolo originariamente apparso su vEyes Magazine, e qui ripubblicato con il consenso dell’autrice e della redazione di vEyes Magazine, che ringraziamo.