PREVISTO UN RITARDO DI ALMENO 12 MESI

Euclid, problemi al “nervo ottico”

Un’anomalia emersa in fase di test nei chip dell’elettronica di prossimità dello strumento infrarosso Nisp mette a rischio la possibilità di lanciare la sonda Esa per l’energia oscura nel 2021, come programmato. Ne parliamo con Luca Valenziano, operation manager dello strumento

     30/10/2017

Uno dei 16 detector dello strumento Nisp di Euclid. Fonte: sito web Esa. Crediti: Cppm

La notizia è uscita qualche giorno fa sulle pagine online della testata di settore SpaceNews, ed è di quelle che non sorprendono più di tanto chi sa come funzionino e quanto siano complesse le missioni spaziali: il lancio della missione dell’Agenzia spaziale europea (Esa) Euclid per lo studio dell’universo oscuro, previsto per il mese di marzo del 2021, potrebbe subire uno slittamento di un anno – se non di più – a causa di un’anomalia emersa in fase di test a un componente hardware.

A rendere noto il contrattempo è la Nasa, responsabile della consegna dei componenti difettosi, destinati allo strumento Nisp – il Near-Infrared Spectrometer and Photometer, ovvero l’occhio infrarosso (l’altro “occhio” di Euclid è quello per la luce visibile) – del telescopio spaziale Esa, pensato per produrre una mappa 3D di due miliardi di galassie. I componenti elettronici che non si stanno comportando come atteso, costringendo i tecnici Nasa a una parziale riprogettazione, sono i chip di collegamento fra la “retina” (i 16 rivelatori da 4 megapixel ciascuno) di Nisp, i cui primi esemplari sono stati consegnati la primavera scorsa, e il “cervello” del sistema: dunque, per restare in metafora, il “nervo ottico” dello strumento.

«Si tratta dei circuiti d’elettronica di prossimità, ovvero l’interfaccia fra i rivelatori a infrarossi presenti sul piano focale e il resto della catena d’acquisizione», spiega Luca Valenziano dell’Inaf di Bologna, operation manager di Nisp. «In realtà si tratta di prodotti ben collaudati e già in uso da tempo, basti pensare che quasi tutti gli strumenti astronomici infrarossi, da terra e dallo spazio, li montano. La criticità dei 16 previsti su Euclid, uno per ogni rivelatore, è dovuta soprattutto alle performance richieste, estremamente spinte, che impongono temperature molto basse: è infatti durante i cicli termici, a temperature attorno ai 130 gradi sotto zero, che i tecnici della Nasa si sono accorti del malfunzionamento di alcuni di essi».

«L’impatto sul calendario della missione è per ora valutato in un ritardo di circa un anno sulla data di lancio, dunque da marzo 2021 al 2022», aggiunge Valenziano, «ma stiamo cercando di riprogrammare alcuni test in modo da ridurlo al minimo».