MOLTE LE SCENE GIRATE AL RADIOTELESCOPIO INAF

Asteroidi a Locarno, ciak a Medicina

“Gli Asteroidi” di Germano Maccioni è il film italiano in concorso al 70esimo Locarno Festival. Un lungometraggio ambientato in parte alla Stazione radioastronomica di Medicina, in provincia di Bologna. In attesa di vederlo sul grande schermo, Simona Righini, tecnologa Inaf, ci racconta un po’ di backstage

     14/07/2017

La locandina del film

Una provincia industriale, sconfinata, alienante. Un tempo florida, ora profondamente segnata dalla crisi economica. Provincia di campi allargati e capannoni dismessi, è l’universo in cui gravitano Pietro e il suo amico Ivan, diciannovenni in conflitto con la famiglia, con la scuola, con tutto. Sullo sfondo una serie di furti nelle chiese, compiuti dall’inafferrabile “banda dei candelabri”, e l’incombere di un grande asteroide, monitorato dalla stazione astronomica della zona perché in procinto di passare molto vicino alla Terra.

Questa la sinossi del film Gli Asteroidi di Germano Maccioni, unico titolo italiano quest’anno al concorso internazionale del Festival del Film di Locarno, dal 2 al 12 agosto. E la “stazione astronomica” di cui si parla, quella che nutre i sogni di uno dei protagonisti, Cosmic, è lo stesso osservatorio astronomico del Deserto Rosso di Antonioni: la Stazione Radioastronomica di Medicina, in provincia di Bologna. È lì, sotto alla parabola dell’Istituto di Radioastronomia (Ira) dell’Inaf di Bologna, che sono state girate numerose scene. Ed è lì che lavorano, nella vita reale, due scienziati che interpretano se stessi in questo primo lungometraggio di Maccioni, i radioastronomi Jader Monari e Daria Guidetti.

Da destra, Daria Guidetti e Jader Monari, i due astronomi dell’Inaf che interpretano se stessi, durante una pausa fra le riprese del film. A sinistra, con il cappello, il regista Germano Maccioni

Se il titolo del film subito richiama le produzioni hollywoodiane del filone “impatti da fine del mondo”, Maccioni chiarisce che la sua storia è tutt’altro. «Ho da sempre pensato agli Asteroidi come a una piccola “fabula” di formazione, ambientata in provincia, nell’orizzonte piatto della pianura, fertile di campi lunghissimi, facce e storie pazze, balere e apparenti brutture architettoniche che a volte però sorprendono lo sguardo e ci fanno intravedere una grazia inaspettata», spiega il regista. «In questo paesaggio tanto emiliano quanto metafisico, ho cercato anche una rappresentazione di una condizione umana».

Una prospettiva che fin dall’inizio ha convinto ed entusiasmato anche gli astronomi della stazione di Medicina. «Quando Germano Maccioni, e con lui la produzione del film (Articolture), ci ha contattati per chiedere di poter girare alcune scene presso la stazione radioastronomica», racconta a Media Inaf Simona Righini, tecnologa all’Ira e responsabile logistica della stazione, «è stato subito chiaro quanto fortemente desiderasse utilizzare le nostre antenne come location. Non ci ha svelato molti dettagli della sceneggiatura, ma ci ha spiegato che non si trattava di una mera scelta estetica: sì, le antenne sono imponenti e affascinanti, ma in questo film hanno un ruolo funzionale alla trama, una storia profondamente radicata nel bolognese, territorio in cui i radiotelescopi sono uno degli elementi più riconoscibili».

Protagonisti di questa favola avventurosa calata nella contemporaneità sono tre ragazzi, neppure ventenni, legati da amicizia profonda, in un contesto in cui la crisi economica ha picchiato duro, e non ha risparmiato le loro famiglie, rendendo precari affetti e legami. Del futuro non pare esserci traccia. Il presente sono giorni vuoti e ripetitivi: scuola, lavoro da quattro soldi, circolo ricreativo, vagabondaggi. Sullo sfondo due misteri: una serie di rapine nelle chiese, e il passaggio, appunto, di un asteroide terribilmente vicino alla Terra.

Scritto dal regista insieme a Giovanni Galavotti, Gli Asteroidi porta per la prima volta sullo schermo un cast affiatato di giovani attori non-professionisti: Riccardo Frascari (nel ruolo di Pietro), Nicolas Balotti (Ivan) e Alessandro Tarabelloni (Cosmic), affiancati in ruoli chiave dal talento di Pippo Delbono e Chiara Caselli. Un film che si avvale nel comparto tecnico di una evocativa colonna sonora che unisce la composizione originale di Lorenzo Esposito Fornasari a brani de Lo Stato Sociale.

Ancora una scena dal backstage, con l’antenna da 32 metri sullo sfondo

Ma com’è vedere il proprio l’ambiente di lavoro diventare, seppur per qualche giorno soltanto, nel set di un film? «È un’esperienza quasi surreale», dice Righini. «La sala riunioni trasformata in camerini per gli attori, la “stanza dei ricevitori” arricchita di allestimenti di scena, le antenne illuminate come il palco di un concerto… Il tutto grazie a una troupe di oltre 50 persone che, a ritmi serratissimi, imperversa nei locali della stazione in un continuo trasformarsi di luci, cavi, strumentazioni, sotto l’occhio vigile della produzione, che ha previsto una tabella di marcia quasi “minuto per minuto”. Le riprese avvengono lungo più giorni, anche di notte. Al calare delle tenebre, esaurita la nostra funzione di fonte di cibo per le innumerevoli zanzare, i walkie-talkie prendono vita e comunicano a tutto lo staff le istruzioni di scena. “Vai con le luci nel basamento. Ora metti in movimento la parabola, deve ruotare lentamente. E adesso tutti fermi… SILENZIO! E… AZIONE!”. Come in tutti i set, le scene sono ripetute più volte, ma sempre con lo spettro del tempo che passa, perciò – durante la realizzazione una scena – lo staff tecnico sta già predisponendo tutto il necessario per le successive. C’è concitazione, ma ciascuno sa quale sia il proprio ruolo e si lavora con professionalità».

«Finito di girare, in attesa dell’alba si potrebbe riposare, ma ecco che il regista e il direttore della fotografia sono rapiti dalla bellezza della Luna che sorge alle spalle della grande Croce del Nord, e così le videocamere riprendono a funzionare mentre ci si addentra in chiacchiere astronomiche e riflessioni sull’origine del cosmo e della vita, mentre noi ricercatori», conclude Righini, «cogliamo l’occasione per spiare un po’ come nasce un film e come si lavora in un mondo professionalmente così diverso».

Guarda su YouTube l’intervista a Germano Maccioni e Ivan Olgiati: