L’ESPERIMENTO GIAPPONESE SULLA ISS

Pesci. Surgelati. Spaziali.

L’antigelo naturale prodotto dal corpo di quegli organismi che vivono in condizioni di freddo, come i pesci che popolano le acque della regione artica, favorisce la crescita di cristalli di ghiaccio nello spazio. L’enigma irrisolto in uno studio giapponese appena pubblicato

     19/04/2017

Come cresce un cristallo di ghiaccio in condizioni di microgravità, a bordo di Iss nel modulo sperimentale giapponese Kibo. Crediti: Furukawa Y. et al.

Gli scienziati sono brutte bestie. Si interrogano di fronte alla natura, brigano, indagano. Fanno domande scomode. Ad esempio: perché i pesci non muoiono congelati nelle acque polari? Ecco un cruccio che turba il sonno a decine di persone. E chi dorme male non è detto che i pesci, poi, li prenda. Tanto per dirne una.

Si scherza, sì, ma non troppo.

Pesci in grado di sopravvivere in ambienti sotto zero o interi banchi di ghiaccio esistono effettivamente in natura. E fino a ieri gli scienziati hanno creduto che questa loro peculiarità fosse dovuta all’antigelo naturale contenuto nel loro sangue: una glicoproteina che, di fatto, impedisce ai pesci artici di morire surgelati.

Ma potrebbe anche non essere così. Secondo uno studio appena pubblicato su Scientific Reports, e riguardante una ricerca coordinata dall’Università di Hokkaido e dall’Agenzia spaziale giapponese Jaxa, le glicoproteine prodotte da questi organismi estremi non funzionerebbero. O almeno non come ci eravamo immaginati.

Verificare come una glicoproteina funzioni da antigelo non è semplice: richiede misurazioni estremamente precise dei tassi di crescita dei cristalli di ghiaccio nel tempo. Un dato difficile da ricavare qui su Terra, dove i moti convettivi di un fluido devono fare i conti con la forza di gravità.

E allora perché non riprodurre un esperimento ad hoc nello spazio, in condizioni di microgravità. Per allestire il tutto a bordo della Stazione spaziale internazionale, il gruppo di ricercatori giapponesi ha costruito il kit Ice Crystal Cell 2 che, una volta sistemato nel modulo sperimentale Kibo, ha monitorato il comportamento dei cristalli di ghiaccio per un periodo di sei mesi. I dati raccolti dall’astronauta Koichi Wakata, nel corso della sua missione a bordo della Iss, hanno dimostrato che l’acqua sopraffusa contenente glicoproteine in realtà favorisce la crescita dei cristalli di ghiaccio. Un risultato apparentemente contraddittorio che potrebbe rivelarci qualcosa che ancora non sappiamo dei nostri pesci polari.

Insomma: perché i pesci non muoiano congelati nelle gelide acque dell’Artico non lo sappiamo. Riuscirete adesso a prendere sonno?

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