RILEVATO CON LE IMMAGINI DELLA FRAMING CAMERA

Quel ghiaccio tra le rocce di Cerere

Un'accurata analisi delle strutture morfologiche individuate sulla superficie di Cerere grazie ai dati della missione Dawn della Nasa ha evidenziato la significativa presenza di ghiaccio d'acqua tra le rocce del pianeta nano. Nel team che ha condotto lo studio anche Maria Cristina De Sanctis e Michelangelo Formisano dell'Inaf

     17/04/2017

Il cratere Oxo su Cerere, ripreso dalla sonda Dawn della NASA. Crediti: NASA / JPL-Caltech / UCLA / MPS / DLR / IDA

Lingue di ghiaccio che scendono da ripidi costoni rocciosi, accumuli di detriti su aree in leggera pendenza, flussi a cuspide di materiali stratificati che rivelano una possibile presenza in passato di acqua allo stato liquido. Non è la descrizione di uno scorcio delle nostre Alpi o di un altopiano Himalayano, ma delle tre tipologie morfologiche individuate sul pianeta nano Cerere dal team di scienziati guidati da Britney Schmidt, ricercatrice del Georgia Institute of Technology negli Stati Uniti e a cui hanno collaborato Maria Cristina De Sanctis e Michelangelo Formisano dell’Istituto Nazionale di Astrofisica di Roma (Inaf), grazie all’analisi delle immagini della superficie del corpo celeste raccolte dalla Framing Camera a bordo della sonda Dawn.

I ricercatori hanno analizzato una serie di strutture geologiche prodotte dal movimento di materiale fluido o semifluido mescolato a polveri e rocce sulla superficie del corpo celeste, che molto somigliano a ghiacciai e depositi alluvionali terrestri. Le indagini hanno evidenziato che in prossimità dell’equatore di Cerere il materiale che compone quelle strutture è povero di acqua, mentre quello identificato in prossimità dei poli ha una maggiore concentrazione di ghiaccio.

«Il ghiaccio in superficie è stato osservato dallo spettrometro VIR. In particolare nel cratere Oxo, dove lo strumento italiano ha scoperto in modo inequivocabile acqua allo stato solido» commenta De Sanctis. «Questo cratere, in effetti, mostra una delle tipiche strutture morfologiche che rivelano movimento di materia a causa di ghiaccio o fluidi».

La distribuzione del ghiaccio in relazione alla latitudine è consistente anche con le misure di un altro strumento a bordo di Dawn, ovvero il Gamma Ray and Neutron Detector (GRaND), che aveva evidenziato un aumento della concentrazione superficiale dell’idrogeno (uno dei due costituenti, insieme all’ossigeno, dell’acqua) all’approssimarsi ai poli di Cerere. Tutte queste informazioni hanno fornito ai ricercatori solide basi per stimare con ragionevole confidenza quanto possa essere l’abbondanza del ghiaccio nelle rocce analizzate in relazione al suo ruolo nel movimento di quelle masse di cui oggi vediamo i segni caratteristici: a seconda delle tipologie morfologiche, si va dal 10 fino al 50 per cento in volume.

«La densità di Cerere, piuttosto bassa, implica una grande quantità di ghiaccio. «Vi sono altri asteroidi della fascia principale con densità simili, e che, quindi possono avere una percentuale di ghiaccio consistente. Va ricordato, però che la densità non sempre indica il tipo di materiale, in quanto asteroidi piccoli, possibili residui collisionali, possono avere bassa densità a causa di micro e macro-porosità».

«L’emissione di vapor acqueo da regioni di latitudine media dalla superficie di Cerere, così come la presenza di ghiaccio nel cratere Oxo o ancora la potenziale attività del cratere Occator mostrano come la presenza di ghiaccio negli strati superficiali possa essere una caratteristica importante di questo asteroide» aggiunge Formisano. «Sicuramente i meccanismi fisico-chimici che portano all’esposizione di questo ghiaccio e alla sua possibile sublimazione sono ancora materia di studio. Tra i meccanismi proposti, troviamo: crio- vulcanismo, attività di tipo cometario, impatti con altri corpi o, più di recente, brillamenti solari».