NEL METEOR CRATER, IN ARIZONA

Un tesoro di zirconi forgiati da meteoriti

Da zircone a zircone granulare fuso in pochi minuti. Ecco cosa accade quando si uniscono una pressione a 300 mila atmosfere e una temperatura che arriva a 2000°C dopo l'impatto di un asteroide sulla Terra. Le ricerche saranno utili anche a stimare la frequenza di futuri impatti distruttivi per la nostra civiltà

     27/07/2016
Il Meteor Crater, in Arizona (USA).

Il Meteor Crater, in Arizona (USA).

Distruzione e creazione. Questo, più o meno, quanto accade quando un grosso meteorite cade sulla Terra. Certo, è un evento che non accade da millenni (per fortuna), ma il nostro pianeta deve tutto a quelle catastrofi che non solo ne hanno modellato la superficie, bensì hanno anche portato alla creazione o alla trasformazione di moltissimi dei materiali, cristalli ed elementi chimici che possiamo sfruttare nella vita di tutti i giorni. Di recente un team di scienziati ha analizzato un campione di roccia sabbiosa estratto un secolo fa dal Meteor Crater, il famoso cratere che si trova in Arizona (Stati Uniti) scavato da un asteroide arrivato rovinosamente sulla Terra ben 49 mila anni fa. E ha scoperto frammenti di un microscopico cristallo forgiato da un’incredibile pressione e da temperature inimmaginabili.

Il cristallo in questione è lo zircone e ha dovuto resistere a temperature che superavano i 2000 gradi (quanto basta per sciogliere la roccia). Proprio gli zirconi sono stati usati per anni nella datazione degli impatti asteroidali sulla Terra, ma adesso questo campione fa luce su un impatto che sembra essere molto più “recente” e che potrebbe risultare il migliore per studiare questi eventi sulla Terra.

Visti al microscopio, questi zirconi appaiono in una forma granulare e sono simili a campioni estratti anche da crateri in Sudafrica e – pensate – sulla Luna. Finora nessuno era mai riuscito a spiegare cosa sia riuscito a trasformare dei banali zirconi in un agglomerato fuso di zirconi granulari. La soluzione potrebbe trovarsi proprio nell’elevatissime temperature di un impatto asteroidale: il gruppo guidato da Aaron Cavosie (del Wisconsin Astrobiology Research Consortium, presso l’Università del Wisconsin-Madison) ha concluso che gli zirconi sono stati sottoposti a una pressione di almeno 300 mila atmosfere, abbastanza per arrivare alla fusione. La temperatura prodotta dall’impatto non solo ha fuso gli zirconi ma ha anche vaporizzato o sciolto tutte le rocce circostanti. Pensate che i grani di zirconi trovati in Arizona sono talmente minuscoli che anche se se ne allineassero otto non si raggiungerebbe la larghezza di un capello.

Il tutto porta a scenari nuovi per i geologi, che di solito sono abituati a processi molto lenti, come quello dal carbonio al diamante, che dura milioni di anni. In questo caso, cioè da zircone a grani di zircone, il tutto è avvenuto un pochi minuti. «Questi zirconi granulari sono stati trovati nei meteoriti, della cui storia si sa ben poco. Ora, quando li troviamo in un meteorite», spiega Cavosie «ci permetterà di ricreare le condizioni che il meteorite ha sperimentato nel suo cammino verso la Terra». E lo stesso si può dire delle rocce che sono arrivate sulla Terra da Marte e dalla Luna, ma le stesse analisi possono essere utilizzate anche per oggetti nel nostro Sistema solare, e soprattutto per stimare la frequenza di futuri impatti distruttivi.

Per saperne di più: