FU KEPLERO IL PRIMO A PREVEDERNE IL TRANSITO

Oggi lo “scaltro Mercurio” sfila sul Sole

«Lo scaltro Mercurio... non è potuto fuggire senza essere scoperto, io l’ho trovato e l’ho visto; quello che non è capitato a nessuno prima di me, il 7 novembre 1631, al mattino». Così l’astronomo Pierre Gassendi, protagonista nel XVII secolo della prima osservazione d'un transito sul Sole del piccolo pianeta

     09/05/2016
gass2

Il transito di Mercurio osservato Pierre Gassendi nel 1631. Fonte: Mercurius in sole visus, 1656

Nel pomeriggio di oggi, lunedì del 9 maggio, avremo modo di assistere a un evento astronomico relativamente raro, che avviene solo una dozzina di volte per secolo. Mercurio, Terra e Sole saranno perfettamente allineati e noi vedremo Mercurio oscurare una minuscola frazione del disco solare. È quello che gli astronomi chiamano un “transito” e, per la coppia Terra-Mercurio, può avvenire solo nei mesi di maggio e novembre.

Il transito odierno inizierà poco dopo le 13, quando un puntino nero inizierà ad attraversare il Sole e il suo percorso continuerà fino al tramonto. Non è un fenomeno visibile a occhio nudo: la macchia è molto piccola (le dimensioni angolari di Mercurio sono un centosessantesimo del Sole) e, per poterla osservare, occorrono strumenti equipaggiati con solidi filtri solari. Le osservazioni fai da te sono assolutamente da evitare perché osservare il Sole è sempre potenzialmente pericoloso per la buona salute dei nostri occhi. Al più, si può cercare di trasformare i telescopi in proiettori togliendo l’oculare per godere dello spettacolo su uno schermo, in totale sicurezza. È il metodo che utilizzò, il 7 novembre 1631, l’astronomo Pierre Gassendi, che si era preparato a verificare le previsioni del grande Keplero. Il quale, nel 1629, aveva calcolato (a mano ovviamente) le date dei transiti di Mercurio e di Venere sul disco solare.

Nella sua Admonitio ad Astronomos Keplero, che aveva una straordinaria capacità nei calcoli delle orbite dei pianeti, aveva previsto il transito di Mercurio il 7 novembre 1631 ma, per sicurezza, aveva suggerito di iniziare le osservazioni qualche giorno prima. È quello che Gassendi fece con un semplice apparato sperimentale. Si mise in una stanza oscurata dove la luce solare entrava da un unico foro al quale applicava l’occhiale di Galileo, così otteneva una bella immagine del disco solare proiettata su un foglio di carta.

In una lettera del 28 novembre 1631 al collega Schickard, Gassendi racconta: «Il giorno 5 piovve per tutto il giorno. Il 6 fu variabile quindi piovve anche la notte seguente. Il 7 al sorgere del Sole fu sempre variabile. Verso le 9 l’immagine sullo schermo si rese nitida e circolare e io vidi qualcosa di nero a oriente del piano verticale del diametro. Ero sempre lontano dal supporre che Mercurio proiettasse un’ombra così piccola. Credetti che fosse una macchia solare comparsa recentemente». Giocando a nascondino con le nubi, il Sole riapparve alle 10 e Gassendi rivide la macchiolina, ma si accorse che si muoveva velocemente: doveva essere Mercurio. Più tardi scrisse: «Lo scaltro Mercurio… non è potuto fuggire senza essere scoperto, io l’ho trovato e l’ho visto; quello che non è capitato a nessuno prima di me, il 7 novembre 1631, al mattino».

Il 9 maggio, sperando in un cielo limpido, planetari ed osservatori astronomici prevedono eventi per il pubblico. Chi non vuole correre rischi potrà ricorrere al sito dell’Istituto Nazionale di Astrofisica che garantisce una visione a prova di nubi. Non sarete i primi, ma vedere un transito è sempre emozionante.

Quest’articolo è stato inizialmente pubblicato nell’edizione dell’8 maggio 2016 del quotidiano Il Sole 24 Ore.