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Sfrecciano veloci le Eta Aquaridi

Lo sciame meteorico che sta raggiungendo il suo picco non è facile da osservare alle nostre latitudini. In più, le particelle che danno vita a questi eventi, prodotti dal passaggio della Terra nella zona ricca di detriti lasciati dal nucleo della cometa di Halley, impattano la nostra atmosfera con velocità tra le più alte che si registrino

     05/05/2016
La scia di una meteora appartenente allo sciame delle Eta aquaridi. Crediti: Noriaki Tanaka

La scia di una meteora appartenente allo sciame delle Eta aquaridi. Crediti: Noriaki Tanaka

Ogni tanto la Terra, nel suo moto di rivoluzione attorno al Sole, attraversa zone dello spazio interplanetario particolarmente ricche di detriti. Una porzione di questo materiale, soprattutto quello costituito da polveri e granelli di piccole dimensioni, proviene dalla disgregazione dei nuclei di comete che raggiungono le zone più interne del nostro Sistema solare. Durante questi incroci, una certa quantità di queste particelle si proietta all’interno dell’atmosfera Terrestre, dando vita al fenomeno comunemente noto come “stelle cadenti”, effimere scie luminose che solcano i nostri cieli. Scie che sono prodotte  dalla ionizzazione degli atomi che compongono l’atmosfera a causa dell’enorme attrito sviluppato dal velocissimo passaggio delle particelle.

Le tipiche velocità con cui le particelle incrociano l’atmosfera variano da circa 10 a oltre 60 chilometri al secondo, ovvero tra 36mila e oltre 200mila chilometri orari. Se potessimo viaggiare a quelle velocità, riusciremmo ad arrivare sulla Luna in appena qualche ora.

Tra i vari sciami che vengono regolarmente osservati e monitorati, quello delle Eta Aquaridi, il cui massimo è previsto proprio tra oggi e domani, risulta avere una velocità media delle sue componenti tra le più alte in assoluto, con valori che si attestano intorno ai 65 chilometri al secondo, ovvero circa 230mila chilometri orari. Le Eta Aquaridi hanno un’origine alquanto celebre: sono originate da materiale della cometa di Halley, il cui prossimo passaggio alla minima distanza dal Sole (il cosiddetto perielio) è previsto nel 2061.

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Il radiante delle Eta Aquaridi alle 3 antimeridiane del 6 maggio, visto alle latitudini dell’Italia centrale. Crediti: Marco Galliani/Stellarium

L’osservazione dalle nostre latitudini delle Eta Aquaridi è sempre piuttosto difficile in quanto il radiante, ovvero la zona di cielo dal quale sembrano provenire le meteore, sorge verso est in piena notte, attorno alle 3 antimeridiane e ci sono poche ore per seguire il fenomeno prima dell’alba . A tutti i volenterosi che comunque proveranno a dar loro la caccia, tempo permettendo, suggeriamo di tenere ben aperti gli occhi. Vista la velocità di transito, potrebbe bastare un battito di ciglia per perdersi qualche scia.