LO STUDIO BASATO SU DATI DI HUBBLE E KEPLER

Molte più Terre nel futuro

Stando a quanto afferma un recente studio teorico, sembrerebbe che la maggior parte dei pianeti simili alla Terra, per dimensioni e posizione rispetto alla stella ospite, debbano ancora formarsi. Questa scoperta implica che la nostra civiltà vive nella favorevole condizione di poter osservare i primi stadi di vita dell’Universo

     20/10/2015

La Terra è comparsa molto presto nel nostro Universo. Secondo un studio teorico recente, quando il nostro Sistema solare si è formato 4,6 miliardi di anni fa, esisteva solo l’8% dei pianeti potenzialmente abitabili che si formeranno nel corso della vita dell’Universo. E la festa non sarà finita almeno per i prossimi 6 miliardi di anni di vita che restano al Sole. La maggior parte dei pianeti abitabili, dunque, deve ancora nascere.

Questa conclusione si basa sulla valutazione dei dati raccolti dal telescopio spaziale Hubble e dal prolifico cacciatore di pianeti Kepler della NASA.

Rappresentazione artistica degli innumerevoli pianeti simili alla Terra che devono ancora nascere nel prossimo trilione di anni di vita dell’Universo. Crediti: NASA/ESA/G. Bacon (STScI)

Rappresentazione artistica degli innumerevoli pianeti simili alla Terra che devono ancora nascere nel prossimo trilione di anni di vita dell’Universo. Crediti: NASA/ESA/G. Bacon (STScI)

«Il nostro obiettivo principale era comprendere come si collochi la Terra rispetto al resto dell’Universo», ha spiegato l’autore principale dello studio Peter Behroozi dello Space Telescope Science Institute (STScI) a Baltimora. «Quello che abbiamo scoperto è che, al confronto di tutti i pianeti che si potranno mai formare nell’Universo, la Terra è arrivata abbastanza presto».

Guardando lontano, nello spazio e nel tempo, il telescopio Hubble ha fornito agli astronomi un “album di famiglia” di galassie grazie al quale siamo in grado di ripercorrere la storia della formazione stellare durante l’evoluzione delle galassie. I dati mostrano che 10 miliardi di anni fa l’universo formava stelle a un ritmo molto veloce, ma la frazione di idrogeno ed elio coinvolta nel processo era molto bassa. Oggi la formazione stellare avviene ad un ritmo molto più lento, ma c’è talmente tanto gas a disposizione che senza dubbio l’Universo continuerà a dar vita a nuove stelle e pianeti per molto tempo a venire.

«C’è materiale residuo sufficiente a produrre molti altri pianeti, sia nella Via Lattea che in altre galassie», ha aggiunto Molly Peeples dell’STScI, che ha collaborato allo studio.

La campagna osservativa realizzata con l’osservatorio spaziale Kepler indica che i pianeti delle dimensioni della Terra che si trovano nella zona abitabile della propria stella stella sono molto numerosi nella nostra galassia. Sulla base dei dati raccolti, gli scienziati ritengono che attualmente ci siano un miliardo di pianeti di dimensioni terrestri nella Via Lattea, una buona parte dei quali dovrebbero essere di tipo roccioso. Questa stima cresce in modo esorbitante se si includono gli altri 100 miliardi di galassie nell’Universo osservabile.

Questo scenario implica probabilità molto alte di scoprire in futuro pianeti delle dimensioni della Terra nelle fasce di abitabilità di altre stelle. Ci aspettiamo che l’ultima stella continuerà a splendere fino a oltre 100 trilioni di anni da oggi. Abbiamo quindi un sacco di tempo, e il panorama planetario potrebbe cambiare moltissimo.

I ricercatori sostengono che le terre del futuro abbiano maggiori probabilità di formarsi all’interno di giganteschi ammassi di galassie e nelle galassie nane, vale a dire quei sistemi che devono ancora utilizzare tutto il gas a loro disposizione per la creazione di stelle e sistemi planetari. Al contrario, la Via Lattea ha già utilizzato la maggior parte del gas al suo interno.

Uno dei grandi vantaggi della nostra civiltà è proprio quello di essere arrivati presto nell’evoluzione dell’Universo e di poter quindi sfruttare grandi osservatori come il telescopio Hubble per tracciare le nostre origini a partire dal Big Bang, passando per l’evoluzione delle galassie e arrivando fino ad oggi. La prova osservativa a favore del Big Bang e dell’evoluzione del cosmo così come la conosciamo oggi, codificata nella radiazione elettromagnetica, in un trilione di anni sarà quasi cancellata a causa dell’espansione dello spazio. Le civiltà che potranno sorgere in futuro, rimarranno molto probabilmente all’oscuro di come sia nato e si sia evoluto l’Universo.