SU SCIENCE LE ANALISI SEDIMENTARIE DI CURIOSITY

Quei laghi nel cratere di Gale

Ricostruiti grazie ai nuovi dati raccolti dal rover Curiosity il passato idrico, il clima e le condizioni d’abitabilità d’una porzione del suolo marziano. I risultati consentono una comprensione senza precedenti dell'antica storia geologica di Marte

     08/10/2015
Crediti: NASA/Caltech/JPL/MSSS

Crediti: NASA/Caltech/JPL/MSSS

Nuovi dati raccolti dal rover Curiosity della NASA mostrano come il paesaggio del cratere marziano Gale, in epoche remote della storia del pianeta, fosse dominato dalla presenza d’un sistema idrico temporaneo caratterizzato da delta fluviali e laghi.

A differenza delle teorie precedenti sul passato geologico di questa regione, basate su osservazioni remote, i dati raccolti da Curiosity direttamente sul campo stanno mettendo i ricercatori in grado di verificare un’ipotesi ben precisa: ovvero, che riserve d’acqua potessero accumularsi, per lunghi periodi di tempo, nei grandi crateri da impatto. All’interno del cratere Gale, il rover s’è imbattuto in margini di bacino clinoformi che non potevano essere osservati da strumenti in orbita.

Il team guidato da John Grotzinger, della Sezione di scienze geologiche e planetarie del Caltech, ha analizzato i sedimenti lungo questi clinoformi, osservando come la superficie del bacino sia salita nel corso del tempo. Combinando queste osservazioni con i calcoli sull’erosione del bordo del cratere, se ne deduce che debba aver avuto luogo un processo d’aggradazione: un aumento dell’elevazione del terreno a seguito della deposizione di sedimenti.

La ghiaia e la sabbia prodotte dall’erosione del bordo e della parete nord del cratere Gale furono trasportate verso sud lungo ruscelli poco profondi. Nel corso del tempo, questi flussi sedimentari avanzarono verso l’interno del cratere, trasformandosi in grani via via più fini mano a mano che scendevano verso valle. Questi delta segnavano il confine d’un antico lago, dove i sedimenti più fini – praticamente fanghiglia – s’accumulavano.

Lo studio di Grotzinger e colleghi suggerisce che, benché la presenza di acqua fosse probabilmente transitoria, in questa regione nell’antichità si siano succeduti più laghi, ciascuno per periodi lunghi dai 100 ai 10 mila anni alla volta: dunque sufficienti, almeno in teoria, a consentire la presenza di forme di vita.

L’area coperta fino a oggi da Curiosity avrebbe impiegato, per sedimentarsi, dai 10 mila ai 10 milioni anni, suggerendo dunque che quei laghi transitori abbiano probabilmente avuto origine da una falda acquifera comune. I dati raccolti indicano inoltre che l’azione erosiva dovuta al vento abbia spostato, nel corso del tempo, i sedimenti presenti nel cratere, dando origine a Mount Sharp.

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