TATOOINE C’È MA NON SI VEDE

Esopianeti col doppio sole per Kepler

Un pianeta roccioso con due soli all’orizzonte, simile a quello dove è cresciuto Luke Skywalker, il protagonista della saga di Guerre Stellari, deve esistere anche nella realtà, ma non siamo in grado di vederlo: i dati raccolti da Kepler risentono della prossimità fra le stelle in un sistema binario, ma gli esopianeti potrebbero "mostrarsi" perturbandolo

     16/07/2015
Kepler-16b, visto con gli occhi di un artista. Scoperto dal telescopio NASA Kepler, è il primo pianeta individuato nell’orbita di due stelle binarie. Crediti: NASA / JPL-Caltech / T. Pyle.

Kepler-16b, visto con gli occhi di un artista. Scoperto dal telescopio NASA Kepler, è il primo pianeta individuato nell’orbita di due stelle binarie. Crediti: NASA / JPL-Caltech / T. Pyle.

Ancora qualche mesetto e potremo gustarci il sospirato episodio 7 di Guerre Stellari: Il Risveglio della Forza. Chi non vuole più aspettare, però, sono gli astronomi. Lo scorso marzo la notizia (vedi MediaINAF) dei ricercatori dello Smithsonian Astrophysical Laboratory: Tatooine, il pianeta che ha visto crescere Luke Skywalker – e dove il piccolo Jedi ha conosciuto per la prima volta il maestro Obi-Wan Kenobi, il comandante del Millenium Falcon Ian Solo, le forme generose della principessa Leila in catene per Jabba the Hutt – esiste. Simulazioni a computer confermerebbero che anche attorno a sistemi di stelle binarie ci siano le condizioni per l’abitabilità.

Adesso è il turno della Cornell University. Con un articolo pubblicato sui Proceedings of the National Academy Sciences i ricercatori affermano: pianeti rocciosi con due soli all’orizzonte esistono sicuramente nell’Universo che ci circonda e potrebbero essere anche più comuni di quanto abbiamo pensato finora. E gli astronomi stanno raccogliendo nuove idee su come scovarli.

Una buona strada sembra quella di misurare con precisione il movimento di queste stelle, in rotazione l’una attorno all’altra, in cerca di disturbi esercitati da pianeti extrasolari. Grazie al telescopio NASA Kepler è piuttosto semplice individuare pianeti extrasolari in orbita attorno a un sistema binario con un periodo di rotazione delle stelle – l’una di fronte all’altra – che va dagli 8 ai 100 giorni. Il metodo dei transiti funziona a meraviglia.

Qualche problema sorge però laddove la prossimità fra le due stelle diventa tale da rendere una corretta osservazione impossibile a qualsivoglia telescopio. Per Kepler e compagni non resta molto da fare quando il piano orbitale dei pianeti viene alterato o manca di un allineamento con gli strumenti a disposizione. «Con l’attuale strategia osservativa non riusciamo insomma a scoprire pianeti rocciosi in fascia di abitabilità, ma non dobbiamo perdere le speranze», spiega Diego J. Munoz, ricercatore post-doc alla Cornell University e firmatario della ricerca. Tatooine c’è insomma, ma non si vede (qui di seguito il nuovo teaser di Star Wars: Il Risveglio della Forza).

L’obiettivo di Kepler è attualmente puntato su una regione della Via Lattea prossima alla costellazione del Cigno. Man mano che diminuisce la distanza fra i soli nei sistemi binari, si abbassano le chance di individuare pianeti su orbite disallineate. La presenza di esopianeti potrebbe tuttavia indurre delle perturbazioni al sistema, rivelandoli così in modo indiretto. Il fantascientifico tramonto di Tatooine, con le dune spoglie di un deserto lontano e il caschetto biondo di un giovane Jedi, potrebbe quindi non essere un mero parto della fantasia di George Lucas.