NEO: IL NUMERO SALE A 1346

Asterodi ad alto potenziale umano

Raddoppia il numero di asteoroidi potenzialmente raggiungibili dall’esplorazione umana del Sistema Solare: 1346 corpi, conformi ai criteri del Near Earth Object Human Spaceflight Accessible Targets Study, potrebbero fungere da tappa intermedia in vista della conquista di Marte

     12/02/2015
Gli asteroidi scoperti ogni anno grazie al Near Earth Object Human Spaceflight Accessible Targets Study. Crediti: NASA / GFSC / Brent Barbee.

Gli asteroidi scoperti ogni anno grazie al Near Earth Object Human Spaceflight Accessible Targets Study. Crediti: NASA / GFSC / Brent Barbee.

Alla fine del 2010 il numero di asteroidi individuati come possibili obiettivi per l’esplorazione umana era 666. Ma la sfortunata coincidenza che legava i corpi celesti con il numero della Bestia non dev’essere andata giù ai ragazzi del JPL NASA che da allora si sono dati da fare e questa settimana hanno reso pubblici i nuovi dati raccolti dal Near-Earth Program Office: la cifra sale a 1346.

È il numero di quelli conformi ai criteri di selezione del NHATS, sigla che sta per Near Earth Object Human Spaceflight Accessible Targets Study: un sistema automatizzato di raccolta dati di stanza a Greenbelt, nel Maryland, che controlla e aggiorna periodicamente la lista dei candidati a una missione futura. Il mid-step indicato da Obama, nel percorso che porterà l’uomo e gli Stati Uniti verso Marte.

Rispetto al Pianeta Rosso, alcuni di questi asteroidi costituiscono una meta ben più credibile a breve termine. Più vicini, moderatamente costosi da raggiungere, meno rischiosi. La capsula Orion Deep Space si è comportata bene nel suo test di volo, lo scorso dicembre, e lo scudo termico ha retto bene in fase di rientro. Ma non siamo che agli inizi. Manca lo Space Launch System, il super razzo che dovrebbe rivoluzionare il mondo dei lanciatori. Mancano tutti gli step intermedi che servono a gestire una missione di questa portata. Con Orion e SLS sappiamo a malapena come si parte e come si torna. Per il resto?

«Quando eravamo poco più che ragazzini, negli anni Settanta, ci immaginavamo di trascorrere le vacanze su Callisto entro il 2015», ricorda nostalgico Brent Barbee del NASA Goddard Space Flight Center e programmatore del NHATS. Ora sappiamo che le distanze spaziali sono molto più complesse da affrontare. Sono passati 40 anni da quando, era il lontano 1973, NHATS ha avvistato il primo asteroide compatibile transitato a 12 mila chilometri dalla Terra nel giugno 2011. Oggi attendiamo importanti risultati dalle missioni in cantiere: il Large Synoptic Survey Telescope che dovrebbe essere pronto per il 2021 o il telescopio spaziale Sentinel che verrà lanciato nel 2017.

In questa animazione una collettiva degli asteroidi scoperti dal 1984 a oggi.

In questa animazione una collettiva degli asteroidi scoperti dal 1984 a oggi.

Metteremo mai piede su un asteroide? Se per gli umani bisogna aspettare, possiamo sempre mandarci un robot. La NASA ha palesato un suo concreto interesse per la questione fin dal 2013, quando ha presentato la New Asteroid Initiative per scegliere un asteroide adatto a essere catturato, trascinato su un’orbita intermedia tra Terra e Luna e quindi esplorato da astronauti in carne ed ossa (vedi MediaINAF). Ma anche i privati si sono immediatamente messi all’opera. Il cineasta James Cameron ha contribuito a fondare una società ex novo per seguire la caccia all’asteroide, la Planetary Resources. Dopo qualche tempo, hanno fatto capolino anche le Deep Space Industries, nate con lo stesso obiettivo di sfruttare tramite robot e sonde automatiche gli asteroidi recuperando i loro minerali.