AGGIORNAMENTI SU 67/P

Una cometa polverosa per Rosetta

Gli strumenti MIDAS e COSIMA a bordo della sonda dell'ESA hanno catturato i primi granelli di polvere della cometa Churyumov-Gerasimenko e ne hanno analizzato forma e composizione. Intanto si riduce la distanza tra la sonda e la cometa: i tecnici sperano di arrivare a 4 chilometri a febbraio

     13/01/2015

400_rosetta_orbiter_lander_2A una velocità di 20,9 km/s Rosetta, la sonda dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), e la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko si avvicinano sempre di più al Sole. Da quello che si può vedere in un’animazione dell’ESA (clicca QUI), infatti, mancano “solo” 382 milioni di chilometri al grande incontro con la nostra stella e in poco più di un mese hanno percorso ben 47 milioni di chilometri insieme. L’incontro al perielio (cioè il massimo avvicinamento al Sole) avverrà il prossimo 13 agosto 2015, quando passerà a 183 milioni di chilometri dal Sole, in un’orbita tra la Terra e Marte. Rosetta, che è stata lanciata nel 2004 e che ha percorso già 6,6 miliardi di chilometri nel Sistema solare, viaggia in tandem con la cometa ormai da novembre e continua a inviare a terra dati e immagini preziose per la missione, grazie ai suoi numerosi strumenti a bordo, tre dei quali Made in Italy (GIADA, VIRTIS e OSIRIS).

Qualche settimana fa la sonda ha rivelato che la composizione dell’acqua della Terra e quella del ghiaccio (analizzato dallo strumento ROSINA a bordo di Rosetta) sono diverse e questo starebbe a significare che l’acqua sia giunta sul nostro pianeta non con le comete bensì con gli asteroidi. In più, gli strumenti hanno confermato che 67/P è una cometa polverosa, come si può notare dalle immagini pubblicate sul web dall’ESA. Le comete, infatti, viaggiano indisturbate attorno al Sole trasportando non solo ghiaccio, ma anche polvere e detriti vecchi come il Sistema solare stesso. Alcune immagini mostrano striature e macchie attorno al nucleo che probabilmente sono grani di polvere espulsi dalla cometa.

Immagine scattata dalla NAVCAM il 3 gennaio 2015. Crediti: ESA/Rosetta/NAVCAM

Immagine scattata dalla NAVCAM il 3 gennaio 2015. Crediti: ESA/Rosetta/NAVCAM

Collage di 4 immagini della cometa scattate dallo strumento NAVCAM a bordo di Rosetta il 6 gennaio 2015. Crediti: ESA/Rosetta/NAVCAM – CC BY-SA IGO 3.0

Collage di 4 immagini della cometa scattate dallo strumento NAVCAM a bordo di Rosetta il 6 gennaio 2015. Crediti: ESA/Rosetta/NAVCAM – CC BY-SA IGO 3.0

La sonda è arrivata a 27,9 chilometri dal nucleo della cometa (a febbraio, l’ESA spera che la sonda sarà in grado di raggiungere la distanza di quattro chilometri) e si trova a 521 milioni di chilometri dalla Terra. Lo scorso 6 gennaio l’ESA ha pubblicato un nuovo mosaico di immagini creato grazie al contributo della NAVCAM, montata a bordo di Rosetta, a una risoluzione di 2,3 m/pixel.

Le immagini mostrano una vista unica sul lobo più grande (riquadri in basso) e su quelli più piccoli (riquadri superiori), riprendendo le diverse strutture che compongono l’oggetto, dalle regioni lisce con massi sparsi ai terreni più ruvida e complessi. Già ad agosto del 2014 VIRTIS, il Visible Infrared and Thermal Imaging Spectrometer (progettato dall’INAF-IAPS di Roma) aveva permesso ai ricercatori di affermare che in gran parte la cometa è ricoperta di un materiale scuro e polveroso, che è poi quello che, con l’avvicinamento al Sole, viene rilasciato in quantità sempre più grandi, fino a formare la famosa coda.

Uno strumento fondamentale per studiare questo materiale è il Micro-Imaging Dust Analysis System (MIDAS) che permette di misurare la velocità con cui la polvere arriva al veicolo spaziale e la dimensione dei granelli. Come funziona MIDAS? Molto semplicemente è come catturare delle zanzare: lo strumento è dotato di una superficie adesiva esposta su cui vanno a poggiarsi i granelli di polvere che poi vengono analizzati con un microscopio atomico. Il primo granello è stato osservato lo scorso novembre ed era molto più grande del previsto – circa 1/100 di millimetro di diametro – ma con una consistenza soffice e una forma non compatta, come ha detto Mark Bentley, principal investigator di MIDAS e ricercatore presso lo Space Research Institute (IWF) a Graz, Austria.

AL centro il granello di polvere analizzato da MIDAS. Crediti: Courtesy Mark Bentley

AL centro il granello di polvere analizzato da MIDAS. Crediti: Courtesy Mark Bentley

Ma non è solo MIDAS che si occupa dello studio della polvere cometaria. Un altro strumento dal simpatico nome è COSIMA, il Cometary Secondary Ion Mass Analyser, che – nello specifico – ha studiato un granello denominato “Boris” in cui ha identificato sodio e magnesio. Il magnesio non è una sorpresa nello spazio dato che il 95% dei minerali osservati nelle comete assomigliano a materiali comuni in meteoriti e nel mantello superiore della Terra. Il sodio era già stato visto nelle code delle comete, ma la sua origine è ancora incerta.

Il primo granello di COSIMA. Nel riquadro in basso a destra si vede "Boris". Crediti: ESA/Rosetta/MPS for COSIMA Team MPS/CSNSM/UNIBW/TUORLA/IWF/IAS/ESA/ BUW/MPE/LPC2E/LCM/FMI/UTU/LISA/UOFC/vH&S

Il primo granello sul vassoio di COSIMA. Nel riquadro in basso a destra si vede “Boris”. Crediti: ESA/Rosetta/MPS for COSIMA Team MPS/CSNSM/UNIBW/TUORLA/IWF/IAS/ESA/
BUW/MPE/LPC2E/LCM/FMI/UTU/LISA/UOFC/vH&S

La missione Rosetta andrà avanti fino agli ultimi giorni di quest’anno, quando la cometa si troverà a 2 unità astronomiche dal Sole (il doppio della distanza Terra-Sole) nella fase di allontanamento. Gli esperti, però, ipotizzano che i pannelli solari di cui è dotata la sonda avranno energia per altre due unità astronomiche e ciò vuol dire che potremo seguire la cometa fino a metà 2016 per poi perderla del tutto. I tecnici sperano che nelle fasi di avvicinamento il Sole riesca a ricaricare le batterie di Philae in modo tale che si possa risvegliare e riprendere la sua missione, dato che adesso è in “stan-by” avendo esaurito la scorta di energia.

Rosetta in musica 

Intanto gli amanti della missione continuano ad aumentare e i post su Twitter e Facebook ne sono la prova. Uno dei più appassionati, di certo, è Jonathan Blakeley, un giovane musicista di 26 anni che ha creato un intero album di musica orchestrale ispirato alla sonda dell’ESA e a ogni passo della missione, dal lancio fino all’atterraggio di Philae. Il progetto è stata realizzato grazie a una raccolta fondi lanciata sulla piattaforma Kickstarter. Qui potete ascoltare una delle bellissime tracce, quella sul decollo.

Per saperne di più:

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