UN OCCHIO ALLA SICUREZZA SUL LAVORO

La NASA studia i “near-miss”

Un gruppo di ricercatori punta i riflettori sul miglioramento delle politiche della sicurezza in ambito aerospaziale e, in generale, nell'industria per evitare futuri gravi incidenti. In passato imprudenze organizzative hanno anche causato la morte di personale a bordo degli Shuttle della NASA. Nonostante decenni di ricerca sui disastri organizzativi, questi eventi sono ancora troppo comuni.

     03/02/2014
Crediti: Immagine della Brigham Young University

Crediti: Immagine della Brigham Young University

La sicurezza sul lavoro è la prima cosa. E vale anche per la NASA. Un gruppo di ricercatori della Brigham Young University, infatti, ha realizzato uno studio per l’agenzia spaziale americana per evitare in futuro incidenti drammatici come il disastro dello Space Shuttle Columbia, esploso nel 2003 nei cieli del Texas durante la fase di rientro nell’atmosfera terrestre (persero la vita 7 astronauti), o come il disastro dello Space Shuttle Challenger del 1986. Peter Madsen e la sua squadra hanno studiato come l’agenzia riconosce e valuta i cosiddetti “near-miss” o “mancati incidenti”.

Nonostante decenni di ricerca sui disastri organizzativi, questi eventi sono ancora troppo comuni. Gli studiosi di diverse discipline concordano sul fatto che uno degli approcci più praticabili per prevenire tali catastrofi è quello di osservare i “quasi incidenti” per identificare ed eliminare i problemi prima che si verifichino grandi fallimenti. Purtroppo, questi segnali di avvertimento importanti vengono troppo spesso ignorati perché sono percepiti come successi, piuttosto che quasi-incidenti (o quasi-fallimenti). Il nuovo studio sulla sicurezza nelle missioni della NASA rileva che il riconoscimento di quei quasi-incidenti aumenta quando i leader dell’organizzazione sottolineano la sicurezza come obiettivo principale rispetto ad altri come l’efficienza.

I ricercatori hanno utilizzato un database di tutte le anomalie registrate durante i voli effettuati nel corso di due decenni, dal 1989 al 2010, senza equipaggio. I ricercatori hanno rilevato che quando la leadership della NASA e i capo-progetti hanno sottolineato l’importanza delle missioni e sottolineato l’importanza della sicurezza, la NASA ha riconosciuto i “quasi incidenti” per quello che erano, e non come dei “quasi successi”. I risultati possono essere trasferiti dall’ambito aerospaziale ad altri settori industriali in cui la sicurezza è fondamentale, compreso il trasporto, la produzione di energia, l’estrazione di materie prime e l’assistenza sanitaria. “Se lavori in un’industria in cui la sicurezza è di primaria importanza – ha detto Madsen – e vuoi che i tuoi impiegati facciano davvero attenzione servono fatti concreti. I dipendenti sono molto bravi a raccogliere i segnali che i manager danno su ciò che realmente apprezzano del loro lavoro”. Lo stesso vale per la NASA: quando i dirigenti aumentando il clima di sicurezza e sottolineando l’importanza dei progetti, i “quasi incidenti” e gli infortuni mancati sono stati catalogati, presi ad esempio e studiati per migliorare le missioni successive.

Incidenti gravi come quello dello Shuttle Columbia si sono verificati in periodi, come i primi anni 2000, in cui non si prestava attenzione ai “near-miss”, come vengono chiamati in inglese i mancati infortuni sul lavoro. Una recente indagine sull’incidente del 2003 ha rilevato come ciò che ha condannato il Columbia (cioè residui di schiuma isolante che hanno colpito l’ala sinistra della navicella) si è verificato in almeno altre sette occasioni. Fortuna ha voluto che questi da “quasi-incidenti” siano stati invece veri e propri successi, cosa che, purtroppo, non è accaduta nel 2003.  “Da allora sono stati apportati diversi miglioramenti nell’ambito della sicurezza”, ha aggiunto Madsen.

Per saperne di più:

Leggi lo studio su Journal of Management: “Organizational Correctives for Improving Recognition of Near-Miss Events”, di Robin L. Dillon, Catherine H. Tinsley, Peter M. Madsen ed Edward W. Rogers