UN FLARE VISTO IN 3 LUNGHEZZE D’ONDA

Quanto brilla il Sole

Il Solar Dynamics Observatory (SDO) della NASA ha catturato il 12 novembre un brillamento solare di categoria medio, di categoria M6, riprendendolo in tre diverse lunghezze d'onda. Ogni scatto evidenzia la radiazione emessa da diverse regioni del Sole. Questa esplosione non è stata associata ad alcuna esplusione di massa coronale.

     14/11/2012

Credit: NASA/SDO

Lo scorso 12 novembre la NASA ha catturato tre straordinarie immagini di un brillamento solare (solar flare) usando il suo Solar Dynamics Observatory (SDO). L’osservazione è avvenuta a diverse lunghezze d’onda e questo ha permesso ai ricercatori del Goddard Space Flight Center di ottenere delle immagini che mostrano tre diversi aspetti degli eventi solari.

La prima immagine a sinistra nel “trittico” qui sotto, dal colore rosso intenso, è stata realizzata con una lunghezza d’onda di 304 Ångstrom e mostra la zona dell’atmosfera del Sole dove ha avuto origine il brillamento. L’immagine centrale, quella color beige, è stata scattata invece a una lunghezza d’onda di 193 Ångstrom ed evidenzia il materiale più caldo di questa esplosione solare. A destra, infine, a una lunghezza d’onda di 335 Ångstrom, l’immagine blu ci mostra la luce che proviene dalle regioni più attive della corona solare.

Queste esplosioni solari emettono una grande quantità di radiazioni. Ma niente paura, quelle più dannose non possono arrivare sino alla Terra e avere effetti sulla salute degli esseri viventi. Se molto intense però, queste radiazioni possono causare interferenze nei sistemi di comunicazione, come i Gps, ma questo solo per il tempo dell’esplosione.

Il brillamento catturato dalla NASA è stato classificato con il codice M6, quindi fa parte delle esplosioni solari più deboli tra quelle che possono comunque far sentire i loro effetti sulla Terra. Questa esplosione ha causato un blackout nei segnali radio definito “moderato” sulla scala della National Oceanic and Atmospheric Association (livello 2 su una scala che va da 1 a 5).

Credit: NASA/SDO/Goddard Space Flight Center