ESTESO IL BRACCIO ROBOTICO LUNGO 2 METRI

Curiosity allunga la mano

Trascorse le prime due settimane di permanenza su Marte, il rover NASA comincia a scaldare i motori. Due giorni fa ha puntato il laser di bordo su un campione di roccia. Ieri, invece, è stato il turno del braccio robotico lungo oltre due metri.

     21/08/2012

Curiosity ha esteso per la prima volta il suo braccio robotico su Marte il 20 agosto 2012. L’immagine è stata scattata dalla Navcam di bordo. Crediti: NASA / JPL-Caltech

I timori che fosse un po’ anchilosato erano più che giustificati. Provate voi a muovere per la prima volta un braccio rimasto ingessato per nove lunghi mesi, dal novembre del 2011. E che braccio: due metri e dieci centimetri di lunghezza. Più che un arto, una proboscide. Ma Curiosity c’è riuscito senza alcun problema, assicurano i tecnici NASA. «Ha funzionato esattamente come previsto. Grazie ai dati di telemetria e alle immagini che abbiamo ricevuto», dice Luise Jandura, ingegnere del Jet Propulsion Laboratory (JPL) responsabile del sistema per la raccolta dei campioni del rover, «possiamo confermare che il braccio ha eseguito tutti i movimenti che gli abbiamo ordinato di compiere».

Il braccio motorizzato è dotato di ben cinque giunture, così da poter garantire la più ampia libertà di movimento. «Lo useremo sia per raccogliere i campioni e portarli all’interno, nel laboratorio di bordo, sia per estrarre alcuni strumenti e depositarli all’esterno, sulle superfici bersaglio», spiega l’ingegnere al quale spetta verificare che l’arto si comporti secondo le attese, Matt Robinson, del JPL.

La “mano” posta all’estremità dell’arto robotico è una sorta di coltellino svizzero hi-tech. Anzi, più che un coltellino multiuso, un’ascia svizzera, considerate le dimensioni. O meglio una “torretta”, come la chiamano i tecnici NASA. I suoi 60 centimetri di diametro per 30 chili di peso ospitano, nell’ordine: una macchina fotografica per immagini ravvicinate, un trapano, un cucchiaio per raccogliere il terreno, un pennello per rimuovere la polvere e due strumenti scientifici progettati per verificare se su Marte siano mai state presenti condizioni tali da ospitare forme di vita microbica. In particolare, uno dei due strumenti è in grado di individuare rocce e minerali alterati dall’acqua, mentre l’altro è specializzato nel rilevamento di sostanze organiche, dunque dei mattoni chimici della vita.

Per vedere questa meraviglia tecnologica all’opera occorre pazientare ancora qualche giorno, ma ormai ci dovremmo essere, stando a quanto ha dichiarato Richard Cook del JPL: «Inizieremo a utilizzare il sistema di campionamento nelle prossime settimane, e già entro la fine di questa settimana dovremmo essere in grado di far compiere a Curiosity una prima passeggiata di prova».

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