L’IMMAGINE DI HUBBLE DI HERBIG-HARO 110

C’è un geyser su quella stella

Nell’immagine catturata dal Telescopio spaziale Hubble, un “oggetto di Herbig-Haro”, ovvero una nebulosa debolmente luminosa formata da gas caldo che scorre da una stella nascente.

     03/07/2012

L'immagine di HH-110 ripresa da Hubble (NASA/ESA)

Sebbene gli oggetti di Herbig-Haro (una categoria di nebulose a emissione debolmente luminose) possano avere molte forme diverse, la configurazione di base solitamente è sempre la stessa: una coppia di getti di gas caldo, espulsi in direzioni opposte da una stella in formazione che si riversano nello spazio interstellare. Questi deflussi sono alimentati da gas provenienti dalla stella, circondata da un disco di polvere e di gas. Se il disco è il serbatoio di benzina, la stella è il motore gravitazionale e i getti sono i tubi di scappamento.

Nell’ultima mmagine prodotta dal telescopio spaziale Hubble di uno di questi oggetti, HH 110 , si può vedere chiaramente questo turbolento riversamento di gas.

Gli oggetti di Herbig-Haro esistono proprio perché i getti non sono espulsi nel vuoto ma incontrandosi con del gas più freddo, formano fronti d’urto che assomigliano a delle onde di prua che si abbattono su una barca. La struttura di Herbig-Haro 110 e di altri oggetti simili si comporta come il nastro di una telescrivente, registrando l’attività della stella che dà origine al getto di gas. Gli imprevedibili scoppi generati dalla stella a volte accadono quando la materia sta cadendo, e sono registrati come nodi o chiazze più luminose dentro gli oggetti di Herbin Haro, muovendosi lungo il getto per molto tempo.

I getti possono essere anche molto grandi: il riversamento di gas in questa immagine è di circa mezzo anno luce di lunghezza. Ciò significa che il movimento sembra piuttosto lento dal nostro punto di vista, anche quando misurato nel corso degli anni. Misurando la velocità attuale e la posizione delle chiazze all’interno di un oggetto di Herbig-Haro, gli astronomi possono riavvolgere il tempo, proiettando indietro il moto dei nodi fino al momento in cui sono stati emessi. Questa scoperta ha potuto dare maggiori informazioni agli scienziati riguardo all’ambiente direttamente intorno alla formazione stellare.