AIUTANO A FAR LUCE SULLA MATERIA OSCURA

Sale il conto delle galassie nane

Individuate due nuove piccole galassie satelliti attorno ad Andromeda. La loro scoperta, avvenuta grazie ai dati della Sloan Digital Sky Survey e al telescopio Gemini alle Hawaii, è importante per chiarire l’interazione fra la materia oscura e la materia visibile.

     07/11/2011

L’agglomerato di stelle evidenziato dal cerchio giallo è la galassia nana Andromeda 29. La sorgente luminosa al suo interno è invece una stella, qui in primo piano, della nostra galassia, la Via Lattea. L’immagine è stata ottenuta con il Multi-Object Spectrograph del telescopio Gemini North. Crediti: Gemini Observstory / AURA / Eric Bell

Anche le galassie, come i pianeti, hanno i loro satelliti. Non semplici lune, però, bensì piccoli agglomerati da “appena” qualche miliardo di stelle. Sono le galassie nane. Come le due appena scoperte, rispettivamente a 1.1 milioni di anni luce e 600mila anni luce, attorno ad Andromeda, la galassia a spirale più vicina alla nostra.

A individuare Andromeda 28 e Andromeda 29 – questi i nomi delle due novelle nane, quasi invisibili anche per i telescopi più potenti, in quanto circa 100mila volte più deboli di Andromeda – è stato un team guidato da Eric Bell e Colin Slater, entrambi dell’Università del Michigan. Ci sono riusciti applicando ai dati più recenti della Sloan Digital Sky Survey, che ha mappato più di un terzo del cielo notturno, un algoritmo per il conteggio delle stelle. Per il follow-up, si sono serviti invece del telescopio Gemini North, alle Hawaii. L’importanza della doppia scoperta, in uscita sul numero del 20 novembre di ApJ, è dovuta soprattutto alla relazione fra le galassie nane e la materia oscura, che queste piccole galassie sembrano contenere in percentuale relativamente elevata.

L’ipotesi al momento più condivisa fra gli astrofisici prevede che le galassie visibili siano tutte immerse in aloni di materia oscura. E che ogni alone di materia oscura ospiti, a sua volta, una galassia al proprio interno. Una visione che sembra però confermata dalle osservazioni solo per quanto riguarda le galassie più grandi. «Quando invece prendiamo in considerazione anche le galassie più piccole», nota infatti Slater, «i conti non tornano più. Il problema è che i modelli attuali prevedono un numero di aloni di materia oscura molto maggiore delle galassie che effettivamente osserviamo. E ancora non sappiamo se è il modello, a essere sbagliato, o se invece non stiamo vedendo tutte le galassie».

Il recente ritrovamento parrebbe dunque rafforzare la seconda lettura: mancano all’appello molte galassie nane perché la luce che emettono è troppo debole. Certo, come sottolinea Bell, «l’alternativa più eccitante sarebbe invece l’altra: scoprire che gli aloni di materia oscura sono meno di quanto previsto dai modelli». E che sia dunque l’attuale paradigma sulla materia oscura a dover essere rivisto.

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